"Track015" - Art de pazze

"Istruzioni" - Psicopompoteatro

Anno 0 Numero 01 Del 19 - 5 - 2007
Foyer.
Aperitivo con natura morta e altre esilaranti cronache filosofiche da un mondo rovesciato.

Attilio Scarpellini
 

Si inizia con un aperitivo offerto dalla casa, ed è normale trattandosi di una sagra del Teatro. Meno ovvio che la sorpresa offerta dalla compagnia Art de pazze a tutta prima si confonda con il buffet installato nel foyer del Palladium, rivelando il lato cannibalesco di ogni pasto e quello pregiudiziale di ogni sguardo: accanto al tavolo dei cocktail (veri e anche francamente alcolici), c’è quello con la tovaglia bianca sul quale, tra due grandi vassoi di patatine, troneggia il corpo accovacciato come un pollo spiumato e ricoperto dal cellophane di Daniela De Angelis, soggetto sacrificale a cui va tutta la nostra ammirazione nonché la preoccupata considerazione del pubblico che per dieci minuti buoni si chiede se la performer riesca o meno a respirare nella sua aderente custodia. E’ un piccolo colpo di rasoio sferrato con finto glamour e vera ferocia (o il contrario?) a una società pronta a vendere ma soprattutto a trasformare ogni cosa viva in natura morta, anche il “soggetto umano XX”, etichettato con tanto di prezzo (310.05 euro), peso, scadenza, barra magnetica e tracciamento delle carni. Accanto alla donna impachettata, un’addetta al catering dal sorriso untuoso – l’officiante - distribuisce patatine in forma eucaristica ed è già un bel passo avanti, almeno per chi ricorda che nelle performance di Aktion degli anni ’60 Gunther Brus distribuiva ai propri comunicandi delle ostie di sangue rappreso che si dice fosse il suo. Hoc est corpus meum, il volantino della compagnia allude a una discesa nella materia e nella nuda vita come oggetto di economia, mentre in realtà si tratta di una transustanziazione nella spettacolarità e nel naturale esibizionismo delle merci: e difatti la reazione che produce in gran parte del pubblico è una specie di ottundimento sensoriale che, dopo aver ingerito in un boccone il significato dell’ “azione/installazione x corpo e scatolame”, gira educatamente alla larga del relativo significante. I più cinici e i più affamati fanno man bassa delle patatine nei vassoi, i più ossequiosi si lasciano docilmente comunicare, i fotografi scattano, i videomaker riprendono, ma tutti si tengono a debita e sacrale distanza da quel corpo contorto e inguainato, ibernato nella sua abnorme metafora di alimento fresco, pronto per il frigo di un Evilenko collettivo. Oscenità è trasparenza. Track 015 natura morta 2 potrebbe essere la miniatura di una delle orge alimentari imbandite da Rodrigo Garcia sui palcoscenici di mezzo mondo per dimostrare che la famosa affermazione di Feuerbach (“l’uomo è ciò che mangia”) è divenuta la triste e letterale evidenza dei nostri tempi. Ma- come nota uno spettatore smaliziato – potrebbe anche volgere nello spot demenziale a cui “manca solo Rocco Siffredi”, sorridente testimonial delle nozze alchemiche tra la trasgressione e il commercio: basterebbe aggiungere lui all’uffizio della patatina di culto per chiudere in apologia il circolo vizioso della parodia. Verrà il tempo, verrà il tempo, mormorava Debord, in cui le merci e il lavoro reificato canteranno da soli il proprio inno epico…Per il momento è solo l’ora, le otto circa, di un insensibile cambio di scena. Quando come uno sciame di apette petulanti irrompono nel foyer le hostess di Psicopompo Teatro per impartirci le loro Istruzioni, lì per lì ancora non ci rendiamo conto di essere trapassati nelle effimere coordinate di un altro mondo dove il riso non è più funzione di un icastico taglio alla giuntura delle labbra, ma di una clownerie del senso che disperde nell’aria la sua stessa poesia, come una scia spumosa, come una coda di stracci legata a un aquilone. C’è tanto di quel metodo, anzi, in questa follia (d)istruttiva che insegna a salire le scale, ad aver paura, a piangere, a cantare, che i suoi effetti rischiano di non essere completamente afferrati in una sola sessione: sarà meglio tornare, dove non si sa, in un altro dei foyer di questo mondo, per ascoltare con più attenzione, ad esempio le istruzioni (del resto utilissime) “per ammazzare le formiche a Roma.” Certo, dietro l’idea di Manuela Cherubini, c’è il “genio” anarchico di Julio Cortazar, ma davanti a noi – ed è quel che conta – c’è l’esilarante biomeccanica di un gruppo di signorine disponibili e zelanti fino alla nevrosi che illustrano il modo corretto per salire le scale con il codice gestuale delle hostess degli aerei, quel linguaggio stereotipato da una mimica di scatti che spiega dove e come vomitare e riduce anche le possibili catastrofi a mere ipotesi da manuale. Di salire le scale, seguendo parole e gesti di Antonella Caron, Caterina Inesi, Luisa Merloni e Simona Senzacqua, ovviamente non se ne parla: è un’antica (e ironica) verità eleatica che qualunque azione o movimento umano una volta scomposto nei suoi elementi logici risulti perfettamente impraticabile. Ecco a cosa conduce la “spazializzazione della durata”, commenterebbe il vecchio Bergson se fosse qui, ricordandosi di aggiungere una nota al suo libro sul Riso - alla macchina celibe della comicità. Psicopompo Teatro il suo pubblico non lo aspetta, lo cattura ammiccando, poi lo immerge nel panico dei suoi limerick e infine lo abbandona, euforico e spaesato da tutte queste istruzioni che non servono a nulla se non a far bruscamente precipitare l’elementare nell’astruso, il sensato nell’assurdo. Nell’aereo più pazzo del mondo, l’istruzione più poetica è quella per caricare l’orologio, con la morte che sfuma in lontananza, sussurrata all’orecchio da Antonella Caron; la più seduttiva quella per cantare coreografata da Caterina Inesi, la più isterica quella per aver paura sotto il sadico scaccino di Luisa Merloni, la più grottesca quella con cui Irene Vecchio ci aiuta a capire tre celebri dipinti utilizzando argomenti e giudizi che da qualche parte, ne siamo certi, la critica d’arte usa sul serio. Non so se sia stata l’ironia o la sorte a delegare le istruzioni per piangere ai cleenex della signorina Senzacqua. Di certo non possedevo i due euro per ottenere la mappa con gadget allegati alle istruzioni per ammazzare le formiche a Roma che Manuela Cherubini, maitresse e maga del circo surrealista camuffato in camicetta e gonna blu pierre, distribuiva personalmente dietro un lungo tavolo. Ma solo a quel punto mi sono accorto che la femme-poulet era stata liberata dal suo sudario plastificato e aveva preso gioiosamente il volo.