Roberto Latini in Jago
Roberto Latini in Jago
Una immagine di
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Anno 1 Numero 09 Del 3 - 3 - 2008
Tra realtà e sogno
Considerazioni sull’emigrazione al “Nnord” di Roberto Latini

Mariateresa Surianello
 
E’ città accogliente, Roma, nel suo grande ventre metropolitano ognuno trova una dimensione o vi soffoca la propria disperazione. Con apparente casualità, Roma protegge o scaccia, fagocita o ghettizza e resta indifferente agli abbandoni. E l’indifferenza delle Istituzioni ha accompagnato la dipartita professionale di Roberto Latini, uno degli attori-registi migliori usciti dalla generazione degli anni Novanta. Latini con la sua compagnia, Fortebraccio Teatro, un anno e mezzo fa, ha lasciato la sua città e si è messo in viaggio, non prima, però, di accomiatarsi dall’Amministrazione capitolina con un saluto formale che ha avuto il sapore di una dichiarazione politica. Per anni, anche attraverso Area06 (associazione costituita tra Accademia degli Artefatti, Ascanio Celestini, Fortebraccio Teatro, Travirovesce, Quellicherestano, Pav), Roberto Latini ha cercato una casa a Roma, un luogo che accogliesse il suo teatro in maniera non occasionale. Per sollevare la questione della mancanza e del cattivo utilizzo degli spazi per la creazione contemporanea, nell’estate del 2002, con Area06 occupava il Teatro India, chiuso da mesi, dopo le “dimissioni” di Mario Martone che quello spazio aveva voluto per il Teatro di Roma, come contraltare dell’Argentina. E, mentre, in questi anni, sulla riva Marconi,nell’ex Mira Lanza, l’unico momento di vitalità gestionale si è raggiunto a fine stagione con Short Theatre (affidato a Fabrizio Arcuri degli Artefatti), Latini ha proseguito la sua ricerca nelle radiovisioni, con spettacoli che spesso lo hanno visto solitario protagonista della scena, corpo-voce impeccabile e ruggente. Poi, la decisione di andare, partire, lasciare con la bruciante consapevolezza di appartenere a un teatro “perdibile” e con l’urgenza di rimettere tutto in discussione. Il Gruppo Libero Teatro al Teatro San Martino di Bologna lo accoglie, condividendone un modo di essere e di agire fuori e dentro la scena. Qui, rifiuta il ruolo del direttore selezionatore Latini e procede con una catena di inviti a occupare e a vivere lo spazio bolognese liberamente (si veda www.teatrosanmartino.it). Così, alcuni artisti lo sfruttano come luogo di studio e prove, come occasione di produzione e di incontro con gli spettatori, tralasciando in certi casi addirittura di programmare il momento topico, l’allestimento dello spettacolo. Si tratta di brevi residenze, parola che in Italia evoca grandi e disattese promesse legislative. In questo clima di riconquistata libertà Roberto azzera i suoi processi creativi basati sull’amplificazione, sul testo pre-confezionato e le straordinarie verticali shakespeariane (l’ultimo lavoro, in ordine di tempo, creato con Gianluca Misiti per la partitura sonora, è Jago, un meccanismo a orologeria di modulazione vocale, che purtroppo hanno assaporato in pochi!), lanciandosi in una scrittura scenica che affonda le sue radici nelle esperienze degli anni Sessanta e Settanta. Come a voler tornare daccapo, alla rottura dei codici delle neoavanguardie, all’annullamento della parola, all’immagine tout court. E già col titolo, Nnord, antifrastica citazione di quel Sudd che Leo de Berardinis e Perla Peragallo firmavano nel 1974 (di quest’ultima, scomparsa la scorsa estate, Latini è stato allievo, al Mulino di Fiora), l’attore e regista romano compie un atto di protesta, scrive una dichiarazione di appartenenza a quella moltitudine di soggetti non omologabili e capaci ancora di esercitare un pensiero critico. E’ il significato primo di Nnord, il cui valore semantico si eleva all’ennesima potenza ogni volta che torna sulla scena. Quello che Latini sta portando in giro dallo scorso luglio (ha debuttato a Castello Pasquini di Castiglioncello, al Festival Inequilibrio di Massimo Paganelli) è uno spettacolo durissimo, mutevole nel montaggio delle scene, che procede fornendo “indizi” – li definisce l’autore. Dalla ricerca intorno a una condizione esistenziale – quella di sentirsi il Nord – la compagnia ha prodotto quattro ore di materiali, una sequenza di scene che trovano motivo di esistere anche isolatamente, ma che risultano collegate tra loro proprio da quella condizione mentale, politica, economica. L’interesse non è nello sviluppo diacronico, ma nella possibilità di fornire una visione parallela di tutte quelle microstorie, in una tensione verso la creazione di una dimensione circolare. La cifra è ironica e a tratti grottesca, nel ripescare una sequela di luoghi comuni dal nostro super garantito quotidiano occidentale. Una società svuotata dei suoi valori e riempita di paillettes e tacchi a spillo, buoni per arginare la paura sempre in agguato, nonostante i brindisi benaugurali. Tra bottiglie di spumante, kitsch televisivo e tentativi di sopravvivenza si compone una decadenza inarrestabile con le sue immagini di opulenza cieca, di famelico bisogno a consumare, e quel carrello del supermercato contornato di stelline made in Usa, scelto come logo dello spettacolo. Per Roberto Latini Nnord è una totale inversione di rotta, un rimettersi in gioco completamente, che all’inizio delle rappresentazioni corrispondeva a un sottrarsi dalla scena, con quella sua presenza ridotta a un’immagine quasi muta. Sembrava una protesta estrema anche questo suo eliminarsi e, forse, lo era. Ma era anche la forma che stava prendendo il viaggio nella sperimentazione di nuove modalità di comunicazione, insieme ai suoi compagni di Nnord, Gianluca Misiti per le musiche e Max Mugnai per le luci, e gli attori, Sebastian Barbalan, Guido Feruglio, Fabiana Gabanini, Vinicio Marchioni, Alessandro Riceci e Marco Vergani. Un viaggio coraggioso che Roberto Latini sta compiendo anche come regista ospite di Pontedera Teatro (tra l’altro coproduttore di Nnord, che è stato allestito al Teatro di Via Manzoni il 27 e il 28 febbraio), per il corso di formazione interregionale, sostenuto dall’Ue, che a maggio arriverà alla produzione di uno spettacolo con dodici allievi attori. Mentre Roma, distratta e come sempre preoccupata dei suoi grandi eventi, vedrà Roberto Latini e il suo Nnord solo di passaggio, proprio in quel di India, dall’11 al 16 marzo. Un’occasione fortuita, da non perdere. In teatro: Roma, Teatro India. Dall’11 al 16 marzo.