Che cosa pensano i lettori
Le vostre lettere inviate agli assessori sul perché «La differenza» non deve chiudere [aggiornamento in tempo reale]

 
Lettera di Marco Di Biase
30/03/2009
Leggo La Differenza da qualche mese e puntualmente oggi arriva la notizia che chiuderà. Ormai in Italia è la regola che ogni cosa che funziona debba chiudere. Personalmente questa rivista mi ha fatto viaggiare in luoghi e mondi che non avevo trovato in nessun'altra pubblicazione. Non ho assistito a tutti gli spettacoli di cui avete scritto, non ho visto tutte le mostre o tutti i film, ma attraverso di voi sono riuscito a seguirli, e in questo sguardo d'insieme a capire meglio dove tirava il vento. Ma è anche vero che sono andato a vedere alcuni degli eventi da voi suggeriti, ho visto l'Otello di Gaetano Ventriglia, il film L'Onda e la Menzogna di Pippo Delbono, tre delle cose più interessanti che mi sia capitato di vedere. Grazie a voi e tenete duro. Provate a resistere.
       
Lettera di Andrea Rossetti
30/03/2009
Perché il teatro non lo fanno i burocrati, i ragionieri, i passacarte, ma gli artisti che sanno innovare, sperimentare, proporre linguaggi ed esperienze che vanno al di là del museo, della celebrazione ministeriale a babbo morto di una cultura capace solo di riprodurre se stessa, come un gigantesco monumento al ruminante posto da chissà chi nell'angolo più buio di un vicolo cieco.
       
Lettera di Paolo Salvemini
30/03/2009
Non ho parole. Ma vorrei che voi ne aveste ancora molte. Siete una delle rarissime ed intelligenti voci critiche in Italia.
       
Lettera di Azzurra D'Agostino
30/03/2009
La differenza è uno spazio: offre spazio agli artisti spaziando nei territori della riflessione con strumenti critici di cui la nostra cultura "ufficiale" ha quasi perso memoria. Crea relazioni, allargando sempre la cerchia dei suoi lettori ma soprattutto favorendo la libera circolazione di idee nella comunità della rete (e quindi oltre, dato che la comunità della rete è fatta di persone). Libera circolazione si diceva, in quanto tutti hanno libero accesso alle sue pagine e dato che tutti possono liberamente esprimersi, controbattere, rilanciare. Offre panorami "differenti", rinnova e svecchia lo scenario a cui volgersi, attraverso voci e sguardi di intellettuali stimabili e stimolanti. Soddisfa insomma pienamente le caratteristiche che una offerta culturale di qualità dovrebbe avere. Che un assessorato ne sostenga la vita è un bel segnale. Mette fiducia e buonumore. Per lo meno queste due sono ragioni valide per non interrompere le pubblicazioni, se tutte quelle elencate in precedenza non fossero sufficienti. La differenza la fa anche chi fa (o permette di fare) "La differenza".
       
Lettera di Irene Leuci
30/03/2009
Lavoro nel teatro lirico da 25 anni.I vostri articoli e le vostre riflessioni mi hanno aiutato a capire la realtà difficilissima che sto vivendo,all'interno del Teatro dove lavoro.Non solo ho trovato illuminenti le recensioni d'arte e di teatro.la differenza è una voce importante per lavoratori nel settore ma anche per appassionati.
       
Lettera di Anna Damiani e Guido Facciolla
30/03/2009
Ci auguriamo che si trovi la strada per un impegno strutturale delle istituzioni sul progetto scenari indipendenti e in generale che il patto stato regioni non sia lasciato morire come è avvenuto per tanti altri progetti analoghi in passato; lasciar cadere nel vuoto quanto fino ad oggi si è fatto significa solo che le risorse fin qui impiegate saranno inevitabilmente disperse, con grave danno per la collettività. Chiedere allora un serio impegno per la definizione di una legge quadro sullo spettacolo dal vivo diventa sempre più urgente. Lo diciamo senza gridare , senza toni aspri perché è quanto attendiamo ormai da decenni e non ci facciamo illusioni. ma comunque sentiamo il dovere di ripeterlo. Anche alla luce dei recentissimi dibattiti sul ruolo dei finanziamenti pubblici alla cultura .... Ringraziamo tutta la redazione de La Differenza per quanto ha fatto e farà. cordialmente
       
Lettera di Stefania Zepponi
30/03/2009
Che dire? credo che tutto sia stato detto nell'editoriale, nell'intervento di Ascanio Celestini. Siamo soli, sempre soli a combattere per sostenere dei veri valori, tra grandi parole che non si concretizzano mai in atti veri e fondanti di sostegno. Poter leggere questa rivista e sapere che era un tentativo sostenuto da istituzioni pubbliche nell'ambito di un progetto più grande e strutturato, era un modo per sentirsi meno soli e abbandonati. Per pensare che in fondo qualcosa si può pur fare. Un'altra illusione???
       
Lettera di Silvano Voltolina
30/03/2009
vivo in francia, lavoro nel teatro, mi sposto spesso per lavoro in europa ed oltre. il mio paese natale mi viene sempre descritto come un organismo decerebrato. manca letteralmente il cervello, in italia - mi si dice. io dico il contrario, cito degli esempi. tra un mese avrò un esempio in meno da citare? in tal caso male. molto male.
       
Lettera di Gaspare Balsamo
30/03/2009
All'interno delle vecchie culture particolaristiche dei pescatori trapanesi esisteva un modo di dire che faceva così:" Cu abbrazza mare abbrazza pesci, e allura si poe nesci",tradotto vuol dire chi abbraccia mare abbraccia pesci e allora se puoi esci, cioè rischia, esci, sfida l'imprevisto e l'imprevedibilità dell'immenso mare. Più territorio abbracci e più sorprese trovi. Senza tenere conto, almeno subito dei risultati perchè altrimenti già si fa statistica, commento, valutazione, giudizio. Ma se non avete come dite voi il tempo manco di scegliere e, allora perchè valutare. "Lasciatevi andare"( alla deriva) fate "differenza", non scegliete cose è buono e cosa è sbagliato. Sono sempre stati i potenti, i superiori a determinare e sentire cosa è buono e giusto e, tutto questo è volgare,ignobile....Abbraciate il mare e allora se potete uscite.....
       
Lettera di Manuela Cherubini (regista)
30/03/2009
L'arte ci permette di essere liberi, non solo per noi stessi. Mi domando solo se la chiusura della Differenza sia un altro segno - uno dei tanti - di una volontà politica di ridurre sempre di più questa libertà, sottraendo dignità, riconoscimento al lavoro intellettuale, oppure una pura e semplice espressione di mancanza di volontà. Un ulteriore segno dell'agonia del mio, del nostro paese. Ad una forte volontà si può tentare di opporsi, si può lottare per contrastarla, per vincerla. Ad una mancanza di volontà, ad un vuoto silente e abissale, cosa si può opporre?
       
Lettera di Diana Ovalle
30/03/2009
é un grosso errore e una tristezza, perche tramite il vostro giornalismo, imparo a leggere pensieri e a credere a una risposta critica e vera di cio che accade qua dove vivo. é anche lo sguardo verso la cultura, il mezzo, la chiave che entra nella differenza. I miei saluti.
       
Lettera di Anna Mascino
30/03/2009
Credo che con la crisi che offre i suoi primi, e ancora solo leggeri, segnali di arrivo, sia molto importante il riparo che può trovare un popolo presso la bandiera di una coscienza critica. L'Italia sembra stare su una china sparsa d'olio, ridicola e fuori tempo nella sua gestione e nella sconsideratezza per la sua ricchezza culturale, e impossibile da prendere ad esempio se non che come negativo, dall'estero. Credo che l'informazione abbia un potere unico nell'aprirsi un varco e creare una "differenza" di prospettive, storicamente ci sono giunte conferme di ogni genere a riguardo. Sono stati i giornali ben fatti a raccogliere delle sottili brezze e a trasformarle in dei gorghi di vento, sempre più forti, con cui coinvolgersi verso una possibilità di pulizia. E questo dato di fatto è crescente, perchè la rete si espande con la facilità attuale di leggere, archiviare, e anche spedire a chi si vuole. I tempi saranno quindi ristretti, rispetto al passato, nel crescere di importanza e sarebbe davvero un peccato non cogliere nè gli aspetti di urgenza nè quelli di potenzialità di un disagio pubblico. C'è da chiedersi, mi permetto, di dove vengano i finanziamenti per un assessorato alla cultura se non che da questo. Ringrazio.
       
Lettera di Majla Stasi
30/03/2009
Chiude??!!! chiude un giornale, un pensiero, un modo di fare giornalismo che ormai non si vede più?? finisce qualcosqa che aiuta ad aprire la mente? finisce qualcosqa che tante volte mi ha aiutato a riflettere, mi ha offerto nuovi spunti di riflessione critica..una voce fuori da ogni coro che non sia una scaturita direttamnete dal un ragionamento cristallino9, puro, lucido... si siamo diventati matti...ve3do solo succedere cose che chiamo sotto un unico generale e grossissimo epiteto: involuzione.
       
Lettera di Daria Deflorian
30/03/2009
Oltre all'indispensabile rapporto con il pubblico il fare teatro ha bisogno di un confronto con chi il teatro lo guarda e lo pensa: la critica. Spesso questo confronto diventa però frustrante per la mancanza di una o di entrambe le cose: soprattutto per la mancanza di pensiero. Me ne sono resa conto quando ho cominiciato a leggere la diffenza: su miei lavori, su lavori di altri che ho visto, su lavori di altri di cui non conoscevo nulla, non si trattava più di scorrere velocememte un testo in cerca delle formulette/aggettivi, ma di fermarsi e riflettere. Rallentare la frenesia di quello che è un giudizio su un risultato (buon lavoro/brutto lavoro)e finalmente avere un paesaggio più ampio davanti agli occhi...
       
Lettera di Giuseppe Stampone
30/03/2009
"Oggi si conosce il prezzo di tutto e il valore di niente" .no comment ..ormai è questa l'aria che meritiamo in Italia ;una realtà di cui facciamo tutti parte e ne siamo tutti complici ......a tale proposito allego uno scritto di ALBERTO ABRUZZESE che ben si addice a questa ennesima beffa che ormai tocca qualsiasi campo dell'intelletto... Sono sempre pronto a credere a tutto ciò che è incredibile..
«Sono passate molte settimane dalla mia lettera aperta a Mussi (la Finanziaria, strozzando la già morente nostra università, ha reso ancora più ridicola la mia presunzione di dialogare sul presente e futuro della ricerca scientifica e della formazione professionale). Altre ne ho scritte, altrove altri articoli: tra carta stampata e on line. Qualche segnale di interesse? Pochissimi e da chi - anche non sollecitato - ha da sempre mostrato di avere a cuore il dramma dell'università italiana. Invece, la risposta più forte - certo non rivolta a me ma ai grandi media - è venuta proprio dal ministro Mussi: nell'accostare, qualche settimana fa, la situazione universitaria a un bordello, ha pronunciato uno slogan coraggioso (evidentemente inutile per chi di coraggio non ne vuole avere in Parlamento e al Governo). Si trattava di quegli slogan che dovrebbero annunciare una "rivoluzione": un rigurgito di dignità e senso di responsabilità da parte di chi è stato apostrofato alla pari di un luogo tradizionalmente così malfamato, convenzionalmente così carnevalesco. Comunque poco serio, marginale, reietto. Una uscita passionale, quella di Mussi, ma a quanto pare davvero sprecata per un pubblico frigido o sordo o altrove impegnato. Una dichiarazione anche scherzosa, fatta per iniziare una conversazione, per svegliare le coscienze. E invece presa sottogamba da tutti, anche dalla opinione pubblica (se ce n'è ancora una). Tuttavia, a ripensarlo, questo slogan suona enigmatico. Usandolo, il ministro Mussi - se intende restare dentro i parametri di (apparente) buon senso che va perseguendo - finisce di andare anche contro se stesso e non solo contro i suoi sottosegretari, consulenti, organi accademici, atenei, presidi, docenti, precari e studenti. È d'obbligo un inciso: rispetto a queste aree di potere (strutture centralizzate, verticali e burocratiche di forte cultura statalista e strutture di netta marca feudale), che fine hanno fatto i sindacati storici? Può avere una qualche ragione chi li ritiene tra i maggiori artefici della rovina accademica (e non perché si sono occupati troppo di questioni accademiche, corporative o meno, ma perché se ne sono occupati poco e soprattutto male)? Ma c'è anche da domandarsi: che fine ha fatto, se mai c'è stata in termini di contenuto reale, una capacità di pensiero della base studentesca? Nel '68 essa produsse dei leader (o meglio questi si produssero in essa), ma, entrati nella politica e nella professione giornalistica o altra che sia, hanno smesso di occuparsi di università. Ora, la base studentesca, modificatasi a dismisura in quantità e qualità, non offre leader: è un grande passo avanti per chi ritiene che il tempo delle avanguardie politiche e della loro dinamica movimentista sia finito o debba finire. Ma il problema è che questo passo avanti, se tale è, costa comunque due o tre passi indietro, poiché i frammenti di base studentesca attivi in termini critici nei confronti degli apparati universitari e dei governi che li amministrano vivono ovviamente nelle stesse condizioni di asfissia in cui versa il luogo in cui abitano e cercano di agire (la questione degli spazi universitari è qualcosa di ben più importante di come viene solitamente enunciato). Finito lo studente storico, inscritto in una coerente filiera di ceto, è difficile che possa rinascere uno studente con la mentalità e le capacità di un militante politico. Ma torniamo al cuore del discorso. A questo "bordello" di università. Nel grottesco coacervo di situazioni, comportamenti e appetiti tanto a lungo abbandonati a se stessi da essere ormai ingovernabili, con quella battuta ministeriale e, ora, con il vergognoso silenzio dei facitori di finanziarie, il difficile quanto disperato compito di mettere ordine e disciplina nel sistema universitario si è trasformato in una via senza uscita. Da una intuizione così profonda - che in sostanza dice: la sfera umana che occupa le leve di regolamentazione dell'università è fatta di puttane e magnaccia - ci si dovrebbe aspettare una chiara e esplicita interdizione dai pubblici uffici di quanti, pur avendo perfetta conoscenza della reale condizione universitaria, sembrano determinati a insistere sui contenuti, sui modi, sulle procedure che hanno portato al disastro. Al contrario, ogni volta che le grandi testate del giornalismo italiano ospitano l'intervento ufficiale di chi ha un peso e una funzione nell'università, nei suoi apparati e nelle sue decisioni, dentro o fuori del ministero e dei ministeri, accade di leggere, anche in quelli più ragionevoli e benintenzionati, una sorta di suggerimenti marziani. Come si può sperare, ad esempio, di creare meccanismi di controllo sulle docenze universitarie senza che sia venuto in mente a nessuno di porsi il problema di come e dove farlo, con quali parametri di giudizio e con quali irrinunciabili risorse e preliminari processi di reclutamento e formazione di ricercatori e formatori? Mi domando spesso del perché l'università non sia oggetto di una specifica e costante attenzione critica persino in un giornale come "il manifesto", certamente più di altri attento al sociale, alla cultura, ai diritti della persona e del lavoro, all'innovazione come nuove visioni e pratiche del mondo, ai soggetti che lo abitano e che si scontrano tra chi appartiene a ceti più responsabili della sua ingiustizia o comunque del suo catastrofico assetto civile e chi, invece, si schiera in vari modi e livelli contro le forme di dominio che hanno caratterizzato la civiltà occidentale e ora caratterizzano i processi della sua più radicale globalizzazione. Perché, sapendo quanto intere masse di studenti risultino disprezzati per il semplice fatto di venire gettati in ordinamenti didattici sempre più vuoti di senso? Lasciamo un momento sullo sfondo le situazioni più degradate, le università tanto intasate e mal governate da farsi "dormitori della mente e dei sensi". Guardiamo in quelle che reggono l'impatto, guardiamo ai contenuti di cui si fanno portatori i docenti che, dentro il primo tipo di università come nel secondo, buttano il sangue nel tentativo di fare tutto al posto di tutto: di certo qui la cultura di cui dovrebbero disporre studenti e discipline è molto distante dalle "pagine belle" che "il manifesto" riesce, peraltro fortunatamente, a fornire ogni giorno. Ogni giorno, nelle aule universitarie si è invece alla ricerca disperata di un punto di contatto tra i linguaggi di chi pensa di sapere e i linguaggi di chi sente e vive qualcosa di mille miglia distante dal sapere, dunque pretendendo - più che giustamente - di sentirsi vivere nel proprio linguaggio e non in una terra straniera. Ed ancora: come è possibile che quotidiani interessati alle tristi sorti dei diritti dell'essere umano o, con guizzi più sofisticati, dediti a trattare di "nuda vita" e magari di "post-umano" o "moltitudine", trovino insignificante la condizione di umiliante vassallaggio in cui i professori di ruolo tengono sotto schiaffo - con sadico piacere e opportunismo o con rassegnata sofferenza - proprio i giovani che dovrebbero risultare una promessa per il rinnovamento dei contenuti e dei linguaggi della formazione? Ci sarebbero da scrivere pagine e pagine su questo. Nulla. Ci sarebbero da fare mille interviste e reportage (mentre i giornalisti che vengono assoldati dall'università per fare i professori universitari, quando anche facciano, e spesso accade, un buon lavoro, sembrano ciechi e muti di fronte a ciò che vedono accadere intorno a loro). C'è anche il modello di docenti di corsi di laurea o di cattedre che - preoccupati di salvare il salvabile, di fermarsi sull'orlo del baratro, oppure preoccupati di essere sommersi da problemi e drammi incommensurabili e irrisolvibili, causa essi stessi di nuova perpetuazione di soprusi - chiudono i cancelli delle loro aule, si rifiutano di formare allievi. Attendendo la pensione, pensano, nei casi migliori, ai propri studi, alla qualità della propria lezione, ad un voto finale di laurea, a qualche master . poi, dopo di loro, il diluvio. Per non fare soffrire e soffrire essi stessi, evitano accuratamente di dare speranze. Questa è una "onestà" parimenti catastrofica. Una totale rinuncia a formare ceti intellettuali, quadri responsabili, giovani che sentano in sé la missione universitaria non è qualcosa di molto meglio rispetto a chi massacra giovani che sperano di diventare ricercatori, li illude che possano farcela anche quando essi non ne abbiano i requisiti. E mai potranno acquisirli: da molti anni ormai si è fatto in modo di fare diventare l'università un luogo di ripiego piuttosto che di promozione della propria intelligenza, sia essa quella di un giovane laureato o, e qui da molto più tempo ancora, di un professore. Non so se questa volta "il manifesto" si senta colpito da questo mio intervento. Lo spero. Sono sicuro, tuttavia, che molti, al di là dei suoi lettori abituali (anche questo spero: che non siano loro) penseranno - magari evitando di scriverlo ufficialmente - che il mio quadro della situazione è eccessivo, tendenziosamente catastrofico, cieco su tutto ciò che si allontana dalla mia interpretazione radicale, estrema e estremista. A quanti mi elencheranno situazioni in tutto diverse da quelle che ho descritto, anticipo una sola argomentazione. E, per me, è un vecchio discorso che ho sempre usato nel parlare di Napoli (dalla prima volta che lo feci a un giovane Bassolino, appena entrato in carriera politica): Napoli è una metropoli in catastrofe (oggi in un suo particolare rigurgito di ingovernabilità e complessità), ma non si riuscirà mai a parlare dei suoi drammi se prima non la si considererà il retroscena di ogni altra città italiana (e di ogni metafora di città e territorio): basta strappare il sipario e Napoli appare come il vero orizzonte in cui guardare, la scena in cui essere convocati».
       
Lettera di Enrico Guglia
30/03/2009
Ero al cinema farnese qualche giorno fa per l'incontro pubblico con gli assessori. Ho sentito il vostro discorso e poi ho sentito l'assessore Giulia Rodano dire che per loro è "strategico" finanziare la "formazione del pubblico". Io vorrei domandare all'assessore chi ha fatto più di voi "formazione del pubblico"... L'ATCL forse? Il Teatro di Roma forse? Voi non siete quelli che ne fanno di più... siete gli unici che la fanno. E grazie per aver pensato di farla attraverso uno strumento gratuito, democratico e facilmente accessibile come la rete.
       
Lettera di Michela Becchis
30/03/2009
Sarà poi così indispensabile chiudere qualunque cosa non sia travolta dall'ondata di pochezza, impossibile da definire come "culturale", che ci sta sommergendo? Fornite almeno delle motivazioni su cui confrontarsi
       
Lettera di Monica De Marchis
30/03/2009
E' davvero un segno, preoccupante, dei tempi attuali la chiusura di questa rivista, che cercava di far cultura, di far pensare la gente, e che probabilmente viene considerata inutile se non pericolosa.
       
Lettera di Chiara Alborino
30/03/2009
E' il primo settimanale che parla di cultura che ho trovato interessante leggere.Non dovrebbe assolutamente chiudere.
       
Lettera di Simona Senzacqua
30/03/2009
Leggo spesso la differenza e lo faccio con piacere perchè mi da modo di venire a conoscenza di una fetta di ciò che succede SETTIMANALMENTE nel mondo. Le scelte delle tematiche sono sempre pensate verso una logica ben precisa e gli approfondimenti di alta qualità. Il pensiero è sincero, obiettivo, intellettualmente onesto e spazia tra tematiche molto diverse tra loro, dalla politica, all'ambiente, alla cultura, al teatro, al cinema, alla letteratura. Approfondisce inoltre tutta una parte di produzione di cultura indipendente e di qualità che altrimenti non sarebbe mai recensita, non permettendo in questo modo la conoscenza di molte realtà che valgono e che in giro per l'Italia vincono premi, mentre all'estero vengono chiamate a presentare i loro lavori. In qualche modo la differenza osserva queste realtà e le segue nei loro percorsi aiutandole attraverso la critica. Che è quello che tutta la critica dovrebbe sempre fare e spesso non avviene. Tutto questo lo fanno settimanalmente. C'è un gran lavoro dietro ed un'attenta riflessione, non vedo proprio il motivo per cui non si debba continuare a sostenerla. Anche la critica, la cultura, il sapere sono pane, carboidrati per un pensiero sano, per un'apertura mentale che ci sono necessari per vivere.
       
Lettera di Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani
30/03/2009
A parte la stima che abbiamo per questa rivista che è una delle poche che segue in modo approfondito le questioni di cui si occupa, crediamo che sia sempre gravissimo non consentire l'esistenza di una molteplicità di visioni e punti di vista sulle questioni scottanti del presente. Pensiamo che chiudere una rivista il cui nome è "la differenza" sia piuttosto emblematico di quali siano le prospettive di chi ha una voce fuori dal coro in questo momento storico nel nostro Paese. E diciamo ciò con la speranza che le Istituzioni che potrebbero consentirne la sopravvivenza ci contraddicano. C'è una parte del Paese che non si sente rappresentato nei media principali, non si ritiene soddisfatto di come si fa, nella maggior parte dei casi, informazione. Una parte del Paese che chiede di potersi informare in modo più libero e democratico attraverso quei mezzi e quei supporti che non sono schiavi delle spartizioni partitiche. Confidiamo quindi in un segnale positivo che consenta a La Differenza di continuare a farsi leggere da chi lo vorrà. Distinti saluti.
Teatro delle Moire di Milano
       
Lettera di Federica Maglioni
30/03/2009
"La differenza" è un'editoriale serio, di cultura, d'avanguardia ed è evidente dai risultati che le persone che hanno dato vita a questo progetto, ci mettono vera passione e ricerca. A mio parere è un errore e una perdita non sostenere un progetto così ben fatto.
       
Lettera di Silvia Gatto
30/03/2009
La Differenza rappresenta per molti che, come me, credono nella cultura e nella forza della critica, degli approfondimenti e degli scambi, un sogno realizzato, un ideale concretizzato. Possibile che per i politici, che hanno il potere di rendere reali ed operative molte iniziative, parlino di sogni ed ideali sono durante la campagna elettorale?
       
Lettera di Gianna Muller
30/03/2009
"La Differenza", malgrado il nome, pubblica articoli che esprimono un sentimento molto, molto diffuso, anche se poco pubblicizzato, perché allora non ascoltarlo con molta attenzione? Le istituzioni (e dunque i loro vertici), se non vogliono chiudere a loro volta, devono imparare a governare e non a guidare i cittadini: le regole quando non sono condivise non durano a lungo e travolgono, prima di tutto, chi le ha stabilite. La storia insegna! Tanto comunque è sempre stato trovato il modo di esprimere la "differenza" e buon per chi lo ha consentito! E qui pure Cristo insegna, mentre i ducetti non sono mai serviti a nessuno, neanche a loro stessi...
       
Lettera di Junko Terao
30/03/2009
Oggi ho ricevuto due avvisi con lo stesso oggetto: chiusura. Chiude la differenza e chiude il cinema detour. Solo una settimana fa la polizia ha messo i sigilli al Rialto Sant'Ambrogio. Ufficialmente per tre motivi diversi, ma sarà davvero un caso? Non sarà invece un segno dei tempi, e che tempi!, in cui ci troviamo? Senza pensare che dietro a tutto questo ci sia un oscuro disegno, sarebbe troppo, ma non si tratterà, forse, di tre esempi di una tendenza livellatrice di tutte 'le differenze', non solo non solo in ambito culturale? E dal punto di vista puramente progettuale: che senso ha finanziare una rivista 'a tempo determinato'? Quale idea c'era, all'inizio, dietro la decisione di sostenere La Differenza? E quale idea decreta oggi la sua morte? Escludendo l'alibi dei soldi che mancano, a cui nessuno è disposto a credere.
       
Lettera di Marco Trulli
30/03/2009
Ritengo un delitto far chiudere La differenza. Ogni settimana da un anno a questa parte ho trovato costantemente sul vostro portale motivazioni, spunti, riflessioni veramente "differenti". chiudere significa legittimare il deserto culturale e politico che ci circonda. chiudere significa condannare e bruciare un'esperienza giovane e innovativa che rischia di essere l'ennesimo cattivo presagio per il futuro degli artisti, degli operatori culturali e dei cittadini di questo paese. le istituzioni si assumano le proprie responsabilità. incrocio le dita per voi.
       
Lettera di Simone Ghelli
30/03/2009
Da appassionato lettore di uno spazio libero quale si è dimostrato "La Differenza", mi auspico che le istituzioni trovino una soluzione per far continuare quest'avventura del pensiero, sempre più necessaria in un periodo di barbarie culturale come quello che sta attraversando il nostro paese. Chi non si adopera per salvare un simile spazio deve prendersi la responsabilità di sposare l'immagine di un paese nel quale tanti italiani, come il sottoscritto, non si riconoscono: un paese nel quale il delitto più grande sarebbe quello negare la differenza nel nome di un'uniformità sempre più dilagante.
       
Lettera di Marco Valerio Amico
30/03/2009
Ritengo terribile la sola idea di chiusura di questa rivista, libera, indipendente, aperta e attenta a ciò che si muove in Italia. I collaboratori de La Differenza hanno dimostrato, in numerose occasioni, uno sguardo lucido sullo stato dell'arte teatrale contemporanea in Italia e riflessioni politiche puntuali, mai scontate o faziose. E' una voce che, se dovesse venire a mancare, lascerebbe un buco enorme nell'attività e nel pensiero culturale italiano. Spero che questo mio piccole e breve contributo possa aiutare ed invogliare una più attenta riflessione, non solo determinata da analisi di budget.
       
Lettera di Sergio Longobardi
30/03/2009
La differenza non si può chiudere perchè altrimenti rimane l'uguale a tutto. perchè è nato per dare voce e tracciare linee sulle realtà del teatro indipendente e fuori dal coro.perchè se chiude non cè piu chi la fa la differenza.perchè si basa come molte altre esperienze sul lavoro di persone e gruppi che amano ciò che fanno e amano il teatro.perchè c'è il rischio che molti vadano via da questo paese perchè non ci sono più voci ma solo più voci omologate al potere.perchè non è giusto.
       
Lettera di Jacopo Quaranta
30/03/2009
Un giornale unico, l'unico che faceva "la differenza" in mezzo a tutta l'informazione che ci viene data ogni giorno dai giornali in italia, pilotati, controllati, con giornalisti che sono al servizio del potere, e ancora di più ora che c'è la crisi, hanno tutti paura, abbassano la testa e fanno quello che gli viene detto. Con la differenza che chiude, si perde ancora di più la libertà di stampa che sta sparendo nel nostro paese.
       
Lettera di Elettra Mallaby
30/03/2009
La differenza deve restare, perchè non esiste motivo per cui dobbiamo farne a meno, è cultura disponibile, è cosa sana buona e giusta...e la differenza la fa nel panorama culturale..
       
Lettera di Giovanna Pezzana
30/03/2009
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO! Questo slogan che ha attraversato le vite di molti negli ultimi mesi, e che senz' altro ha toccato la pelle di ciascuno, stavolta lo grido pensando alla Differenza. E nel NOI c'è quello che ho provato ogni lunedì leggendola. Il ritratto di un paese contro cui anch'io lotto per la sua efferata in-differenza. La bellezza della lacerazione che anch'io inseguo avendo fatto dell'arte la mia vita. L' ostinazione a non arrendersi, a non cedere alle lusinghe dei piani alti, nella scelta delle opere o semplicemente degli sguardi da incontrare. La vita non è corta, è stretta - diceva Eduardo, e la Differenza ha trasformato in più occasioni il passaggio angusto in viaggio per meravigliosi abissi. LA CRISI TENETEVELA BANCHIERI E BUROCRATI. NOI VOGLIAMO LA DIFFERENZA!
       
Lettera di Mariapaola Pierini
31/03/2009
Le ragioni per cui la rivista deve continuare le ha scritte molto chiaramente Tosatti nella prima parte dell'editoriale. Le sottoscrivo tutte. Perché oggi è forse è più urgente partire dal chi non sei, da cosa non vuoi diventare. Ribadirlo. Avere la possibilità di farlo. E' forse una semplice coincidenza (no, non lo è) ma nei giorni in cui l'aria si fa sempre più pesante, nei giorni del partito degli italiani, un'altra finestra da cui guardare e respirare altro, ciò che è differente, rischia di non potersi più aprire. Esserci per rimarcare la differenza, oggi è necessario, più che mai. Per chi agisce come artista, per chi scrive, e anche per chi legge. E aggiungo: per chi come me vive lontano da Roma, leggere La differenza significa anche entrare in contatto con un teatro (e non solo) che difficilmente riesco a vedere. Del quale altrimenti saprei poco o nulla. Significa leggere articoli preziosi, e non cronachette o comunicati stampa, di cui la rete è zeppa. Articoli che non danno conto ciò che accade ma si interrogano sul perché e sul come. Che danno voce agli artisti, e ai critici, significativamente insieme. Quante riviste lo fanno? Quanti ancora credono nella possibilità della critica di svelare, rivelare, smascherare, dialogare? Quanti ancora scelgono di prendere posizione, di interrogarsi veramente su ciò che accade in quel 'settore marginale' della cultura che è la ricerca artistica? Pochi, pochissimi. La differenza fa tutto questo, con coraggio e rigore. Viviamo in un tempo di emergenza. La chiusura di questa rivista significherebbe che siamo in allarme rosso. Il che forse è vero in ogni caso, oggi: ragion di più per non privarsi di questo anticorpo al conformismo e al degrado culturale.
       
Lettera di Antonella Buonauro
31/03/2009
Perchè c'è bisogno, sempre, di sguardi diversificati e NON OMOLOGATI, ed in questo particolare momento storico ancora di più, laddove stampa e mezzi di comunicazione impediscono alle voci fuori coro di emergere a contrastare l'ondata di informazione/distrazione oggi imposta all'attenzione pubblica.

Lettera di Federica Vivolo
31/03/2009
Sono una studentessa del Dams, la quale cerca di approfondere con serietà il suo percorso di studi come tanti altri colleghi. Questo, ogni santo giorno. Mi rifiuto di credere che possa chiudere una rivista che offre spunti per arricchire le competenze acquisite, generando riflessioni e fornendo materiale di confronto con quelle realtà non conosciute direttamente. Avete idea di che "ponti" possano nascere da un articolo letto da questa rivista? Sì, ponti, perchè forse il teatro più interessante è quello nato da un semplice contatto, da quell'aricolo letto di cui vuoi saperne di più e magari che possa far nascere degli scambi di idee. Fonte rigenerante per chi ci crede e spera in un futuro migliore.
 
Lettera di Francesca Donnini
31/03/2009
Tutti i luoghi di controcultura non violenta in questo momento, più che mai, devono essere preservati. Anche una rivista on line è un luogo intorno a cui si raccoglie una comunità che elabora pensiero, civiltà e democrazia. Arrivederci a presto!

Lettera di Gaetano Ventriglia
31/03/2009
Cari Assessori, è la prima volta che scrivo a degli Assessori. (e non era in programma, almeno per il prossimo decennio). Mi limito a chiedervi di salvare La Differenza; e a testimoniare di quanto questa rivista sia uno strumento unico e bellissimo (ah, la bellezza!)di riflessione sul presente e sul futuro. C'è bisogno davvero che la mente, il cuore e l'anima siano vivi: questa rivista tenta di far questo, lo fa con passione (ah, la passione)!, curiosità, onestà, competenza. Credo e spero che abbiate i mezzi per non farla morire.

Lettera di Fabio Ferri
31/03/2009
Con o Senza. Fa la differenza.

Lettera di Maria Costantini
31/03/2009
La differenza non può chiudere! Le voci non si possono azzittire! L'arte e la cultura non possono estinguersi! chi pensa questo è un folle, perché sarebbe un annientamento dell'essere umano. Non ci sono altre parole, rimane solo uno spazio vuoto, quel vuoto che ti assale quando si percepisce il peso di una perdita importante. Anymore!

Lettera di Pino Marino
31/03/2009
Fa una certa differenza avere delle idee o non averne, così com'è differente riuscire ad esporle in un contradditorio o al banco delle informazioni, piuttosto che vederle deperite nel gesso delle impossibilità. Come già il direttore di questa rivista ebbe modo di scrivere in un editoriale apparso diversi numeri fa, anche l'economia stessa del nostro paese poggia da sempre su fondamenta artistiche e culturali che portano il mondo intero a farci visita appena può. E se si muove verso di noi cercando la differenza, noi per primi non possiamo e non dobbiamo negarci lo sforzo e la meraviglia di un impianto culturale vivo, acceso, riflessivo e propositivo. Questa è la nostra vera industria pesante. Che sia impossibile consolidare il sostegno alla differenza, credo possa essere tranquillamente annoverato fra i casi di omocidio colposo che l'imbarbarimento morale e culturale, passando anche per il televisivo stagionale, sta dimostrando di suggerie con grande perizia. Agli amministratori e agli assessori di pertinenza aggiungo una brevissima preghiera della notte: dobbiamo fare attenzione all'impoverimento di cui saremmo vittime e carnefici al tempo stesso, condannati in uno specialissimo girone dantesco, senza più risposte .. ma ancor peggio .. senza più domande.

Lettera di Gianluca Bottoni
31/03/2009
Come vi dicevo a piazza farnese è un peccato,perché ad andare in quella direzione non se ne ha mai abbastanza e quindi è meglio una voce in più che una in meno...cmque suggerisco di portare materiale nei teatri.io la sttimana di pasqua sto al meta -teatro e do disponibilità.

Lettera di Aurélie Gourvès
31/03/2009
Vivo a Parigi, ma ho un legame stretto con la cultura romana, e questa publicazione rapresenta un legame e un apuntamento per me essenziale. E un modo di dividere la cultura e l'attualità da lontano, fa una ripercuzione fondamentale su tutto un giro europeo, un mezzo da svilupare e non mai ridure!

Lettera di Rachele Muzio
31/03/2009
Bè sembra quasi un nonsense dover rispondere alla domanda sul perché NON DOVREBBE chiudere un settimanale culturale come 'la differenza'... Qualche nostro politico è così attento a vedere quello che fanno i colleghi europei e a lanciare proposte allucinanti sulle modalità di adeguamento dell'Italia ma quando si inizierà a vedere (e non solo a sbirciare)quello che i colleghi europei fanno a sostegno della cultura e della ricerca? Insomma in tempi bui viene più da chiedersi perché DOVREBBE chiudere 'la differenza'... Forse la redazione ha messo in campo troppa intelligenza?

Lettera di Chiara Casalone
31/03/2009
Sono molto dispiaciuta di sapere che la rivista chiuderà. è uno dei pochi sprazzi di libertà e di vivacità culturale in questo paese allo sbando. Che delusione!
 
Lettera di Giovanni Greco
31/03/2009
Carissimi, perché non dovreste chiudere? Perché mi sembra che si stiano chiudendo un po' troppi spazi di libertà, di culltura critica e indipendente, di dibattito autentico. Il Teatro del Lido, Horus, Il Rialto, voi della Differenza, tra un po' il Furio Camillo: forse stanno affilando le armi sui più forti per poi passare come un treno su tutti gli altri... O no? O è solo miserabile cultura del sospetto? O sono solo uno che vede complotti dove non ce ne sono? Spero che sia così. Spero di essere paranoico. Spero di essere smentito in tutti i casi. Davvero. Tutta la mia solidarietà. Senza retorica.
 
Lettera di Daniele Timpano
31/03/2009
non sono sorpreso. Non tanto perché la voce era circolata con un certo anticipo nel demimonde teatrale romano, quanto perché mi pareva che gli autori degli articoli tendessero a scrivere cose troppo intelligenti per essere mantenuti dalle istituzioni. Questo lo dico senza piaggeria, di là dalle specifiche posizioni tenute nei singoli pezzi dai singoli autori. Fin dall'inizio mi è parso che quello della Differenza sia stato tra i progetti più interessanti legati a scenari inidpendenti, e tra i più fragili, senz'altro molto più "di vetro" della rassegna omonima, che invece quest'anno si farà, e siamo tutti contenti, però insomma una rassegna, sia pure ambiziosa, non vale né la Differenza (che chiude), né il progetto Uovo Critico (che attende e spera un segno di continuità e coerenza), né quello di produzione legato a Ztl (quest'anno a budget ridotto). I soldi non ci saran per tutto immagino, ma potevan esser divisi meglio. Ma pazienza. Se siate riusciti ad esser davvero "differenti" non saprei, siete senz'altro stati bravi, e siete stati interessanti, e siete stati stimolanti. Spero in una sopravvivenza o in un risorgimento del progetto. Scusatemi se non dico di peggio di Provincia e Regione (ce ne sarebbero da dire ad esempio sugli ultimi bandi della Regione...) ma la mia professione e posizione mi costringono ad essere vigliacchetto come tutti. E comunque almeno sinora la Provincia ci ha provato. Di un po' di impegno civile gli va dato atto. Qualcosa "di sinistra" l'ha anche fatto. Di più e meglio forse non si può pretendere. Ma sì. Tutto sommato c'è da dirlo: viva la Provincia! Evviva la Regione! A morte il resto! A morte noi!

Lettera di Carlo Bordini
31/03/2009
La Differenza deve vivere per mantenere in vita il pensiero critico, oggi minacciato di morte.
 
Lettera di Fabrizio Crisafulli
31/03/2009
"La differenza" costituisce per me un appuntamento settimanale di grande interesse e rilevanza culturale, per l'acume critico e l'indipendenza con i quali le questioni dell'arte e del teatro vengono analizzate, anche in relazione a questioni più ampie del contemporaneo. Lo considero uno strumento necessario e insostituibile per chi opera nel campo della cultura.

Lettera di Stefano Parigi
01/04/2009
Difficile indicare uno o più motivi per cui una realtà come "La Differenza" non dovrebbe chiudere. Difficile perché spiazzante. Quando le cose sono ovvie è sempre difficile dimostrarle, si deve ricorrere a argomentazioni per assurdo. L'argomentazione per assurdo, guarda caso, dovrebbe proprio prendere spunto dall'ipotesi di chiusura che in questo caso è il pericolo reale. Non sarà mica che viviamo in un paese dove ciò che sembra non avere valore è proprio ciò che lo ha e soprattutto viceversa? Allora provo a collegarmi un po' con "la maggioranza": i gradienti di ascolto, le scelte politiche, i messaggi etici, i disegni economici, i gusti imperversanti, l'anima di questo popolo italiano che sempre più pericolosamente si vede privata di nutrimento a favore dell'obesità che invece cavalca florida come se fosse il segnale rassicurante di un popolo benestante...dobbiamo davvero andarli a cercare i motivi per cui realtà come "La Differenza" dovrebbero essere incoraggiate e sostenute nel loro lavoro? Io credo di no, credo proprio di no. E a chi crede di rafforzare la propria visione del mondo, cancellando tutte le altre, vorrei ricordare che non esiste opinione senza la sua differenza.
 
Lettera di Katia Di Rienzo
01/04/2009
Non dovete assolutamente chiudere, abbiamo bisogno di voi perchè ci date spunti intelligenti di riflessione, perchè si ha bisogno di tante voci che rappresentano la differenza in questo Paese che ormai ha perso la capacità di scorgere nel pensiero e nella riflessione un'opportunità di crescita capace poi di tradursi in azione positiva. Grazie e ancora vi chiedo di resistere e di non chiudere assolutamente, siete una finestra aperta nel mondo del pensiero costruttivo.
 
Lettera di Davide Marzattinocci
01/04/2009
La reltà indipendente teatrale e culturale italiana viene ancora una volta offesa dall'incuranza che ormai anche a sinistra (ma dov'è la sinistra?) impera. La chiusura di La Differenza (come quella del Rialto) non possono essere accettate e affermano ancora che a prevalere sono i soliti interessi politico economici.
 
Lettera di Vittorio Davide Guidotti
01/04/2009
La cosa più triste è che questa notizia, per quanto mi faccia rabbrividire di terrore, mi causi della lieve tachicardia e mi faccia salire un misto di rabbia e nausea, in realtà, non mi sorprende affatto. Ho conosciuto "La Differenza" circa sei mesi fà, quasi per caso e posso dire che da quando ho iniziato a seguirla non l'ho mai abbandonata. Posso dire di aver trovato all' interno di questo settimanale esattamente quello che stavo cercando. Gli stimoli e gli input che queste persone fantastiche mi hanno dato non hanno prezzo - e in effetti la cosa ha una certa coerenza, essendo pubblicazioni fruibili gratuitamente -. Ha influenzato positivamente il mio lavoro e la mia vita. La Differenza non si è limitata a informarmi sui movimenti artistici indipendenti, parlo di circuiti di altà qualità ma di scarsa popolarità, ma mi ha fornito una profonda conoscenza dell' argomento trattato contestualizzandolo con quello che è la nostra realtà OGGI. In parole povere mi ha aperto gli occhi e per questo colgo l'occasione per ringraziarli. Avere un informazione e un approfondimento come questo, con la stessa competenza e serietà, è sempre più raro nel nostro paese, in questo momento. Se permettiamo che questo tipo di informazione si estingua contribuiamo a limitare il futuro di questa generazione e faremo ancora, l'ennesimo passo indietro. Io ho ventitrè anni e sono molto preoccupato per la mia generazione, non negategli la possibilità di crescere.
 
Lettera di Giuppy D'Aura
01/04/2009
E' cosa vergognosa che progetti culturali avviati e validi siano costretti a chiudere i battenti, Del resto in un paese in cui si preferisce tagliare sulla cultura e sulla ricerca è anche possibile che cose simili accadano. speriamo tutti in un ripensamento delle istituzioni, affinchè almeno tali progetti, nati dalla buona volontà di persone colte, sensibili e motivate, continuino a vedere la luce. speriamo bene

Lettera di Margine Operativo
02/04/2009
LA DIFFERENZA deve vivere!! La differenza rappresenta in Italia veramente "una differenza": in un paese dove c'è una stutturale disattenzione alle culture del contemporaneo e ai suoi codici estetici, l' esperienza di un giornale online che utilizza la democrazia e l'accessibilità della rete totalmente dedicato al contemporaneo e alla sua molteplicità è un esperienza veramente preziosa che va salvaguardata!! Abbiamo apprezzato profondamente della Differenza e dei suoi redattori il loro essere in continuo movimento, il loro essere curiosi, il loro seguire e proporre percorsi inattesi, il loro coraggio nello scegliere di articolare il giornale attraverso numeri tematici che intrecciano al loro interno diverse prospettive artistiche, il loro sguardo a volte duro e spigoloso, la loro propensione al cambiamento (dote fondamentale x chi fa critica - il cambiamento è dote quasi sconociuta a molta critica in Italia)!! Nella differenza abbiamo assaggiato concretamente una possibilità di un diverso modo di fare critica . abbiamo visto in azione una critica contemporanea indipendente in grado di affrontare la sfida del presente!!
     
Lettera di Andrea De Rosa
02/04/2009
Un poeta una volta disse che uno dei motivi per cui vale la pena vivere é "sentire la differenza". Mi colpì molto. "Sentire la differenza".
     
Lettera di Maddalena Gana
02/04/2009
La Differenza costituisce per me un modo importante per essere in contatto con la realtà del pensiero e della creazione che attraversa l'Italia, di cui non emerge la voce altrimenti. Rimango senza parole all'idea della sua chiusura. Propongo di riunirci tutti martedì dove incontrerete l'assessore alla Cultura della Provincia di Roma, per dimostrare concretamente il nostro sostegno a che la Differenza continui il proprio percorso così prezioso di critica e d'informazione.
     
Lettera di Valeria Raimondi ed Erico Castellani
02/04/2009
Vorremmo poter continuare a leggere la differenza perchè è uno spazio libero in cui poter leggere il pensiero di persone libere.
       
Lettera di Corrado Fortuna
02/04/2009
Credo proprio che a questo punto sia una questione di Resistenza. Resistenza verso chi chiude gli spazi, che poi se ci pensi bene sono gli spazi di tutti, dei cittadini, di tutti i cittadini, sia quelli che non vogliono conformarsi al modo televisivo di intrattenersi e di informarsi e di quelli che coniugano perfettamente una performance di scatole sonore al rialto (appena sgomberato) di Roma, un articolo de la differenza, e l'ultimo scontro dell'ultima puntata di Xfactor. E' questa la cosa più triste: in questo paese non ci danno la possibilità di scegliere. peccato. Il mondo è bello perchè è vario si diceva una volta. Cazzo, nemmeno i proverbi funzionano più. Resistiamo!
       
Lettera di Rito Martignetti
02/04/2009
Auguro lunga vita al settimanale "La differenza" ed a chi gli darà una mano... Mi piace, in particolare,questo stimolante settimanale perchè in esso posso "leggere" Ascanio Celestini,immenso attore (da Nobel), che ho applaudito a Benevento in una rappresentazione di "Fabbrica", presentata a Città Spettacolo di qualche anno fa. Sono un "rosso antico" (però molto pragmatico e verde)che ha stima anche di qualche "nero moderno" come Gianni Alemanno. Io credo che il Sindaco di Roma darà il necessario contributo per salvare questo piccolo, ma prezioso giacimento culturale...e per meritarsi l'augurio contenuto nel mio incipit! Scriveva J.F.Kennedy:"Se più politici conoscessero la poesia e più poeti la politica il mondo sarebbe un posto in po' migliore per viverci" Potrebbe essere il primo punto di un manifesto poetico-politico speriamo prossimo-venturo.
     
Lettera di Davide Galati
02/04/2009
Leggo questa triste notizia mentre la televisione in sottofondo trasmette i soliti programmi di informazione che echeggiano idee e dibattiti i quali non mi insegnano più nulla. Anche la mia lettura dei giornali, persino nelle sue migliori espressioni mainstream, per arricchirsi ha bisogno del contrappunto dato da Internet e dalle riviste e giornali indipendenti. La mia curiosità verso ciò che accade nel mondo mi ha portato diverse volte su "La Differenza" a leggere gli editoriali di Gian Maria Tosatti o, per esempio, gli articoli di Paola Caridi, Attilio Scarpellini, e ho trascurato tutti gli altri. In questo paese sempre più povero nello spirito e nell'intelletto, la chiusura di questa rivista rappresenterebbe come un piccolo frammento di specchio il riflesso del nostro immiserimento.
     
Lettera di Nicoletta Fabbri
02/04/2009
Perché "la differenza" non dovrebbe chiudere: perché si tratta di una rivista accessibile a chiunque che offre strumenti critici e chiavi di lettura - a mio parere approfonditi, lucidi e sensibili - per interpretare lo stato contemporaneo delle cose, faccenda ardua per la quale mi sembra utile una valida assistenza. Perché forse chiuderà: perché a livello istituzionale non sempre sono chiare le "differenze" fra i progetti che meritano di essere nutriti apportando ossigeno alla fiamma e quelli che meritano di essere incendiati. O forse lo sono? Perché forse non chiuderà: perché magari troverà le risorse per continuare ad espandersi senza l'appoggio istituzionale, come le erbacce infestanti, forse anche attraverso i lettori. Perché molti di noi vi scrivono: perché questi eventi sono sempre meno rari. Anche io vengo da una sepoltura per mancanza di rinnovo di fondi, altro cadavere - come dice Ascanio Celestini - di un piccolo teatro in cui lui stesso fece spettacolo nel 2000, in Romagna. Altro tempo, luogo e azione, stesso "dramma". Continuando in questo modo i cadaveri usciranno dalle tombe e dichiareranno guerra.
     
Lettera di Costanza De Cecco
02/04/2009
E' una delusione e un'amarezza pensare che uno spazio culturale stimolante come la differenza debba chiudere. Purtroppo in un paese dove alla cultura è riservato uno spazio sempre minore la delusione è un sentimento con cui è necessario imparare a convivere,importante è non smettere mai di riprovare.
rispondi
       
Lettera di Luisa D'Elia
02/04/2009
No no mi mancherà, è una realtà importante x la gente che non può sparire anche xchè questa realtà la rappresentano in pochi.Ciao.

Lettera di Eva Pucci Fabbricotti
03/04/2009
Vorrei contiuare a leggere qualcosa che valga il tempo della lettura e vorrei contiunuare ad essere informata su quello che c'è di buono ma difficile da trovare nella melma.
 
Lettera di Silvia Miguidi
03/04/2009
...perché i clown non chiedono macchine potenti e case di lusso, ma "pane e applausi" (Totò).
 
Lettera di Anna Maria Mollica
03/04/2009
Care assessore, è un evento insolito che due donne si trovino a ricoprire ruoli decisionali all'interno delle istituzioni. Sappiamo quanto sia difficile per noi donne affermare il principio del valore della differenza ed è per questo che iniziativa come quella di questo settimanale culturale, che intenda partire dalla differenza per stimolare un dibattito approfondito- il più possibile svincolato dall'imperante omologazione di oggi- sui numerosi e temi dell'attualità va incoraggiata e sostenuta soprattutto dalle donne. In un momento di emergenza democratica,non consentiamo ancora una volta che il valore della differenza cada nel dimenticatoio, soffocato dalla più completa indifferenza.
 
Lettera di Patrizia Di Lorenzo
03/04/2009
Che tristezza dover assistere oggi al compiacimento istituzionale nell'atto di spegnere tutto ciò che di buono e sano ha resistito fino ad oggi nella società civile: questa rivista e il suo giornalismo, in primis. La sua ricchezza di spunti per un pensiero critico e formativo ne renderà troppo dura la mancanza. Spero di cuore che si tratti solo di un falso allarme!
 
Lettera di Marco Solari
03/04/2009
E' non solo una cosa grave in sé, ma anche un segnale preoccupante, quando uno spazio di analisi e di dibattito culturale viene chiuso. Quindi mi auguro che la Differenza riesca a sopravvivere, non solo, ma a vivere pienamente e che le Amministrazioni che l'hanno sostenuta continuino a farlo. Non credo che tagliando i finanziamenti (che immagino comunque esigui) a questa iniziativa si risolva l'economia di un territorio! Oltretutto mi sembra assolutamente necessario che oltre ai finanziamenti allo spettacolo si sviluppi un pensiero critico. E questo lo dico con assoluta franchezza, essendomi trovato anche in disaccordo con dei giudizi espressi dalla Differenza. Ma se non si riesce nemmeno a scambiarsi delle opinioni, e magari anche a polemizzare, dove si va a finire?
 
Lettera di Federica Santoro
03/04/2009
Sono arrabbiata. Quando la serietà deve fare le valigie cosa ci rimane?
 
Lettera di Laura Neri
03/04/2009
Cari assessori vicini e lontani, difficile riassumere in poche righe l'apprezzamento e il sostegno a ciò che "la differenza" è. Affinché capiate il motivo per cui "la differenza" non debba chiudere bisognerebbe che voi istituzioni riusciste, prima, a riflettere su quanto e come la cultura indipendente soffra, in tutte le sue emanazioni, di una deficienza cronica di un riflesso e un approfondimento coerenti e realmente indipendenti alle e sulle proprie energie. Potrei parlarvi da ufficio stampa, facendovi notare che la critica teatrale nazionale sia sottoposta a dictat editoriali che la privano della necessaria libertà di scegliere di andare a vedere uno spettacolo, al di là del suo valore, in uno spazio come il rialtosantambrogio - della cui area teatrale è condirettore artistico Graziano Graziani, redattore de "la differenza" - perché ancora considerato "un centro sociale occupato" e non un luogo di aggregazione culturale e di costruzione della contemporaneità. Potrei parlarvi da operatrice che ha curato la progettazione e la messa in opera di "Uovo Critico" - realizzato per affidamento diretto da parte dell'Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma nell'ambito del più ampio "Scenari Indipendenti" e a cui hanno partecipato Attilio Scarpellini e Mariateresa Surianello, redattori de "la differenza" -, portandovi a conoscenza del fatto che il processo dialettico tra critica e scena contemporanea creato da questo progetto nel 2008 non avrà un seguito, nonostante l'adesione degli Atenei Roma1 La Sapienza e Roma2 Tor Vergata con l'apertura a dei laboratori di giovani critici di teatro (qualcuno già collaboratore de "la differenza"). Potrei parlarvi da cittadina, sottolineando che mi priverete di aprire le pagine de "la differenza" rendendomi il mattino del lunedì sempre più grigio e affacciato su un panorama di desolazione politica e di involuzione antropologica. Ma forse sarebbe il caso di incontrarsi, per parlare. e non in quegli incontri in cui millantate di aver fatto questo e quello per accaparrarvi qualche voto in più... potremmo provare a capire insieme quale sarà il frutto della chiusura de "la differenza". perché forse non credete a ciò che scriviamo e non vi accorgete che, di questo passo, non ci sarà più posto per le parole.
 
Lettera di Edoardo Rosati
03/04/2009
LA DIFFERENZA E' INFORMAZIONE E CONOSCENZA E COME TALE DOVREBBE CONTINUAR AD ESISTERE PER OFFRIRSI A COLORO CHE NE FRUISCONO! la differenza è una rivista seria che produce informazione critica di alto livello con una capacità rara di abbracciare ed immergersi nei territori stratificati della società e della sua cultura. invito gli assessorati che hanno sostenuto quest'avventura, che si è dimostrata vincente e con enormi margini di crescita, a riflettere attentamente prima di cancellare questo luogo di conoscenza, riflessione e rifugio per molte persone assetate perchè in giro c'è poca acqua, NON CHIUDETE I RUBINETTI GIUSTI !! LA DIFFERENZA E' UN'OCCASIONE PER TUTTI, NON PERDIAMOLA!!
 
Lettera di Michele Di Stefano
03/04/2009
Un nuovo manifesto di "ennesimità"? Quel sentimento così diffuso di consuetudine al disastro? Un ululato dalla boscaglia.
 
Lettera di Giordano Giorgi
03/04/2009
Ebbene, un altra potatura, in questa città si sta tagliando, ovunque e comunque. Si taglia per annientare, si taglia per far scomparire con la speranza che nessuno poi ricordi. Cercano di darci il silenzio. Il silenzio che ci impongono è ignoranza. L'ignoranza nutre le bestie. Continuiamo a far rumore, vi prego! Un sentito abbraccio,
 
Lettera di Leonardo Guerra Seràgnoli
03/04/2009
Mi rincresce profondamente venire a sapere della chiusura de "La Differenza", più che mai oggi che sono negli USA e che nella lettura degli articoli da voi proposti ritrovo i legami con l'Italia, quella affacinante e viva di sentieri culturali e sociali che rendono fiero l'essere italiani. Ancora una volta, come sembra divenuta prassi nel sistema Italia, si taglia la gola a un progetto giovane che aveva nei propri ideali e nell'alta professionalità i suoi punti di forza e le caratteristiche fondamentali per essere sostenuta e cresciuta. Dovremmo forse aspettarci l'intervento di investitori privati? E' così che le istituzioni dimostrano il loro lavoro sul territorio, la loro capacità d'ascolto per una mission competitiva? Eppure "La Differenza" non ha abbandonato mai propri lettori. Da quando è nata ha saputo essere puntuale settimanalmente facendo da ponte tra un mondo che nell'ipnotica molteplicità delle identità aveva bisogno di un filtro critico e lettori bisognosi di una voce indipendente, vibrante, vicina. Con la chiusura de "La Differenza", in fondo, muore una parte di me, quella che aveva rivisto in questo settimanale un esempio per tutti quei giovani che vivono all'estero e che nel decidere di tornare in Italia avrebbero potuto riferirsi a realtà come la vostra per motivarsi e iniziare a lavorare con un barlume di speranza. Grazie per la qualità costante e appassionata del vostro lavoro. MI auguro che le istituzioni si rendano conto del danno che stanno facendo e voi possiate ritornare a darci prova di un Italia che è ancora viva e sa parlare.


Lettera di Elena Ciardella
03/04/2009
Pensiero critico.... essere muniti di una critica anti lobotomizzante dell'essere umano oramai poco piu' che umano attraversato dilaniato oltraggiato da una sempre piu' avanzata e deforme deflagrazione del suo essere in essere...... chiudere mettere a tacere una delle poche realta' rimaste critiche e vere non e' niente di sorprendente oramai ma rabbia e' cio' che provoca in noi esuli in ricerca di una verita' che sia soddisfacente per la nostra non ipocrita mente..... e allora perche' stare immobili e non far niente perche' le cose cambino perche' le coscienze si risveglino da questo sonno ignorante..... non possiamo permettere di far chiudere una delle poche realta' non acritiche del nostro immondo millennio colmo di falsita'..... non e' piu' tempo oramai di mettere a tacere voci... non e' piu' tempo..... lasciate la possibilita' a noi che vaghiamo in questo tedio mentale di poter condividere le nostre idee verso cio' che ci circonda .... non abbandonate le nostre menti nel nulla...... lasciate parlare la differenza lasciateci un po' di spazio lasciateci almeno questa illusione o non di essere ancora in grado di ragionare non chiudete questa possibilita' di cambiamento non lasciateci soli nel silenzio non non non
     
Lettera di Sara Poletto
05/04/2009
E' un luogo non solo importante ma necessario, uno di quei luoghi (troppo pochi) che dà voce al pensiero delle donne e che riflette sulle contraddizioni del nostro paese.
     
Lettera di Simone Bucri
05/04/2009
Chiudere La differenza significa oscurare una luminosa finestra sul mondo della cultura. Significa metter fine ad un progetto editoriale che ha saputo coniugare qualità e fruibilità offrendo un servizio alla comunità tutta. Non toglieteci altra luce.
     
Lettera di Elvira Frosini (Kataklisma)
05/04/2009
La parola d'ordine è : frammentazione!! La frammentazione è il gioco del ridurre al silenzio. Il panorama culturale italiano è sempre più un insieme di detriti e macerie, con cadaveri sparsi qua e là. E i cadaveri, si sa, vanno in putrefazione. Lo sapevo già. Un'altro cadavere annunciato. La Differenza non avrà più sostegno. E chi se ne importa se è un progetto valido. Se è una voce critica intelligente e libera. Se è uno spazio che può dar voce ad una pluralità di pensieri ciritci sul teatro contemporaneo, sull'arte, sul presente. Così come è a rischio Uovo Critico, altro progetto di Scenari indipendenti. Scelte che pesano, ma chi se ne importa. La famigerata crisi con i tagli era annunciata. Si poteva pensarci prima, riprogettare la distribuzione delle risorse, dare segni di continuità. Si chiede troppo ad un assessore se ci si aspetta lungimiranza, chiarezza, coraggio, scelte chiare? Dire non ci sono soldi è troppo facile. meglio dire: questo non è valido, faccio questa scelta. E portarla fino in fondo. Altrimenti che si trovino le soluzioni. Siete là per questo. E' il vostro lavoro. A noi si chiede di fare il nostro, e lo facciamo. Vogliamo sperare di star parlando con operatori della politica che siano illuminati, e che abbiano un pensiero chiaro, o perlomeno un pensiero. E avere un pensiero presuppone avere un progetto. Ma qual'è il vostro progetto, assessori? Avete un progetto, delle linee da disegnare e realizzare, o state brancolando nel buio? La corrispondenza tra le parole e i fatti da parte di un politico resta ancora importante? Perché manca, manca. Siete là a governare per noi, al servizio di tutti, con delle idee, un progetto, come dovrebbe essere? Chi lavora nella cultura di idee e progetti ne ha tanti. Si fermano prima di cominciare. Si interrompono a metà. Vengono tenuti in sospeso, appesi al filo di decisioni, o meglio indecisioni, e si ricomincia tutto da capo. Vi assumete, voi politici, una bella responsabilità quando assumete il vostro mandato, quando dichiarate di voler sostenere la cultura, quando dichiarate apertura e continuità per la scena contemporanea. Lo state mettendo in pratica? Ci vuole coraggio. Intelligenza. Pazienza. Ce l'avete? Dovete fare delle scelte, e nascondersi dietro la mancanza di denaro, con tutto il rispetto, sembra soltanto un misero escamotage. I denari mancano sempre, si sa, le idee possono avere forza. Trovate i modi. E' il vostro lavoro.
       
Lettera di Raffaella Benanti
05/04/2009
Spero che la Differenza continui ad esistere perchè è uno spazio di pensiero e di confronto. Questi spazi sono importanti sempre ma soprattutto nei momenti in cui, come adesso, ce ne sono pochi.
     
Lettera di Lorenzo Pavolini
05/04/2009
E' quasi miracoloso come "la differenza", in un tempo relativamente breve e in una selva oscura come la rete, sia riuscito ad aprire un varco attraverso il quale la luce emanata da certi oggetti appartati giungesse regolarmente fino a noi, nelle nostre case e sui nostri schermi ingombri di mondezze varie, faccette sorridenti, stelline a metà. Avevo la sensazione che ogni settimana "la differenza" riuscisse ad allargare questa sua fessura di attenzione sul lavoro di tante persone di talento riconosciuto. Il teatro come relazione culturale, ma anche la letteratura, l'arte, tutto quanto nutre una comunità di cittadini consapevoli. La forma critica del presente e la critica stessa di questo presente sulla "differenza" hanno un effetto virtuoso, che rincuora e mette fiducia. Io sono di parte perché il gruppo che fa la rivista mi ha chiesto in due occasioni di partecipare. Ho scritto su letteratura ed etica, e sul futurismo. Ogni volta ho riscontrato interesse per quello che avevo scritto e penetrazione inaspettata fino a persone che non avevo mai raggiunto. E' banale ma significa che "la differenza" funziona.
       
Lettera di Alessandro Mengali
05/04/2009
Non deve chiudere in primo luogo perché non dovrebbe chiudere nessun organo di informazione; in secondo luogo perché non dovrebbe chiudere propri questo genere di organi d'informazione (cioé quelli che sono fuori dal controllo dei 'poteri'; poi perché é ben scritto e soprattutto -e non parlo solo per conoscenza diretta della persona- ben "diretto" da Gian Maria Tosatti, nel senso che quasi sempre vi trovo articoli su temi che in quel momento mi stanno a cuore o sui quali mi interessa sapere di più.. Inoltre molto articoli hanno la buona caratteristica di parlare di un argomento specifico -per esempio lavoro o economia- in maniera piuttosto competente ed informata, senza però perdere di vista problematiche collaterali di ordine culturale, sociale, filosofico e via dicendo. E viceversa. E' un giornalismo che mi piace perché mi riporta, pur nelle dovute proporzioni, a Kapuszcinski, personaggio che ammiro moltissimo.
     
Lettera di Elena Lamberti
05/04/2009
Gentili Assessori, sono Elena Lamberti, organizzatrice culturale indipendente. La differenza è una rivista on line di grande informazione e approfondimento per tutto il mondo culturale italiano. Vi prego di riconsiderare la vostra decisione di sospendere i finanziamenti a questo progetto, sarebbe una grande dimostrazione in questo momento così difficile per la cultura del paese. Grazie per l'attenzione, cordialmente.
       
Lettera di Elena Ciardella
05/04/2009
Pensiero critico.... essere muniti di una critica anti lobotomizzante dell'essere umano oramai poco piu' che umano attraversato dilaniato oltraggiato da una sempre piu' avanzata e deforme deflagrazione del suo essere in essere...... chiudere mettere a tacere una delle poche realta' rimaste critiche e vere non e' niente di sorprendente oramai ma rabbia e' cio' che provoca in noi esuli in ricerca di una verita' che sia soddisfacente per la nostra non ipocrita mente..... e allora perche' stare immobili e non far niente perche' le cose cambino perche' le coscienze si risveglino da questo sonno ignorante..... non possiamo permettere di far chiudere una delle poche realta' non acritiche del nostro immondo millennio colmo di falsita'..... non e' piu' tempo oramai di mettere a tacere voci... non e' piu' tempo..... lasciate la possibilita' a noi che vaghiamo in questo tedio mentale di poter condividere le nostre idee verso cio' che ci circonda .... non abbandonate le nostre menti nel nulla...... lasciate parlare la differenza lasciateci un po' di spazio lasciateci almeno questa illusione o non di essere ancora in grado di ragionare non chiudete questa possibilita' di cambiamento non lasciateci soli nel silenzio non non non
       
Lettera di Valentina Valentini
05/04/2009
La differenza è una rivista non convenzionale, non secondo l' anticonvenzionalità cui siamo abituati. Per il suo essere a ogni numero densa, imprevedibile eppure presente e in ascolto degli avvenimenti artistici e di spettacolo, compenetrata nei contesti reali e sociali,è una presenza unica e non sostituibile. La decisione di farla scomparire è indegna di una società civile.
       
Lettera di Luciano Colavero
05/04/2009
La differenza, settimanale di cultura. Cultura della differenza, differenza nel modo in cui la cultura può esser fatta, descritta, raccontata, veicolata. Che cosa spaventa della cultura della differenza? Perché chi fa cultura fuori dagli schemi dev'essere costretto a desistere e, se non cede, obbligato a farlo? Coltivazione. Istruzione. Buona educazione. Civiltà. Sì, cultura significa anche civiltà, e cura nel mantenerla, curarla, farla crescere questa civiltà, anche su un terreno impossibile, su un terreno arido, su un terreno cha abbisogna di una cultura differente per essere reso fertile, per germogliare, fiorire e fruttificare. Non voglio accontentarmi delle solite spiegazioni per questa chiusura, non voglio crederci. Ma soprattutto non voglio che avvenga, questa chiusura.
     
Lettera di Bianca Idelson
05/04/2009
Un messaggio per le assessore coinvolte nell'eventuale ri-finanziamento de " la differenza ": desidero conoscere , perché è un mio diritto , quali saranno i progetti che verranno finanziati in alternativa a " la differenza " . Ogni amministrazione deve dare " conto " di quello che fa altrimenti compie soltanto un banale esercizio di potere . Questa potrebbe essere una cultura della " differenza ".
       
Lettera di Nevio Gàmbula
05/04/2009
Mi dispiace. Che chiuda una differenza in atto. Mi dispiace che una voce particolarmente acuta e presente si spenga. Che torni pressante il silenzio con il quale finisce il sogno e resta solo la cronaca. Che chiuda uno spazio radicalmente diverso. Mi dispiace che un episodio della scena quasi muta della differenza che cerca la sua voce si spenga e il risultato sarà un'altra morte civile. Che si spenga questa allegoria. Mi dispiace che non fermenti più questa combinazione di note sul contemporaneo e di osservazioni sulla storia e sulle arti sceniche. Mi dispiace che. Che si rafforza così lo stato di incapacità e che questa alchimia e questo laboratorio critico sparisca e resti la quiete. Che si imponga il tema del nulla nell'evento sempre pressante dell'omologazione. Mi dispiace che il repertorio torni alla stupidità diffusa. Che un'altra esperienza di discussione perda la sua voce già flebile nel contesto assordante del costituito. Contesto che resta senza autocritica. Mi dispiace che una delucidazione e un appunto e una fantasia sostanzialmente sfuggente alle trappole del senso comune venga meno e si affermi alla fine il soggiorno nell'essere pensati dal denaro. Che il denaro è la lingua di tutti ma una differenza era entrata sul palcoscenico. Il risultato sarà un lungo soliloquio privato. Almeno sino alla prossima differenza. Mi dispiace che.
       
Lettera di Giorgio Taffon
05/04/2009
"La differenza" deve continuare a vivere perchè: 1 Come afferma Nando Taviani esiste la cultura democratica, ufficiale, monumentale, solenne, ma deve anche esistere la democrazia culturale, apparentemente minore, che cresce dal basso, dalla base, che può fertilizzare il terreno per far crescere NUOVE E VIVE piante, per la qualità stessa del vivere personale e sociale. 2 La democrazia culturale necessita di risorse, di aiuto, che la collettività deve sapergli riconoscere, ancor di più quando ad incarnarla sono giovani artisti, giovani intellettuali, giovani cittadini, i soli che possono risollevare un paese malato, superficiale, non pronto alla produzione di beni immateriali, come le società occidentali più evolute; un paese indifferente al confronto culturale senza il quale si apre la porta al degrado etico. 3 I componenti la redazione sono da me conosciuti personalmente, alcuni sono stati miei studenti universitari di grande valore, non appiattiti su cliché e su atteggiamenti passivi, rinunciatari, acritici. 4 In ogni numero ho potuto apprezzare la capacità di approfondimento, e soprattutto la coscienza che oggi occrre una mentalità, un'azione, una prontezza adatti a TRANSFORMARE la realtà, più che a RIFORMARLA, se vogliamo che la realtà tutta non vada incontro al DIS-ASTRO.
     
Lettera di Fortunata Camilleri
05/04/2009
Ogni rivista dedicata al genere femminile, è un punto di vista sul mondo: una metà, essendo l'altro, quello ufficiale, degli uomini, scontato, spesso banale. Abbiamo bisogno di riviste, di scritture che si propongano in modo originale, che parlino il linguaggio di quelle donne che non riescono ad uscire da un percorso loro additato dalla società dei maschi, perlomeno, per la maggior marte di esse. Riviste come queste sono protese a contrastare la banalità delle altre dove si presenta la donna con tutti i lustrini del caso, come un oggetto sempre a disposizione del maschio, e solo in sua funzione. La donna, ha invece l'assoluta necessità di sperimentare nuove strade, che siano diverse da quelle maschili, non dobbiamo emanciparci nella società dell'uomo, dobbiamo liberarci di quella società e per riuscire in simili scommesse riviste come queste svolgono un ruolo determinante. Non ho altro da aggiungere se non l'appello: "Salvate la rivista!" Un caloroso abbraccio.
       
Lettera di Rosanna Gangemi
05/04/2009
La Differenza dovrebbe proprio continuare ad esistere. E' uno strumento di approfondimento prezioso: è competente, coinvolgente e non allineato. Vi sembra poco?
       
Lettera di Stefano Taiuti (Zeitgeist)
05/04/2009
La differenza tra uno stato libero e un regime sta anche nel fatto che le minoranze, siano esse etniche religiose o culturali, siano percepite come una ricchezza da sostenere e non come un problema da risolvere. La capacità di uno stato di non trasformarsi in un regime risiede anche nella sua capacità di difendersi dalla tentazione del pensiero unico, nel salvaguardare le voci critiche,nell'accettazione del pluralismo come un fattore di crescita. Il timore che nella politica dell'emergenza tagli indiscriminati vadano a minare questa libertà di espressione diventa terribile certezza quando le azioni di governo palesemente tendono ad appiattire la cultura su posizioni di omologazione, su logiche di profitto, nel tentativo di adeguare ai propri schemi sul pensiero produttivo realtà che proprio da questi schemi prendono le distanze. La Differenza ha colmato un vuoto culturale, dando voce e pensiero critico ad un teatro indipendente che nessuno spazio ha sui giornali o nei mass media. Un teatro vivo e contemporaneo, artigianale e di qualità, che della povertà dei mezzi ha fatto ricchezza e che resta una delle poche voci nel (desolante)panorama culturale italiano capace di dialogare con il resto d'Europa, di interrogarsi sul presente dal punto di vista artistico e sociale. rispetto alle esorbitanti voci di bilancio di enti lirici e teatri stabili questo di teatro vivo, di cui la Differenza è diventata punto di riferimento, luogo di scambio e esperimento di critica attiva, ha veramente bisogno di pochi mezzi. Sembra assurdo vedere che un teatro che si vuole povero venga ridotto dalla poverta all'indigenza con un accanimento che riduce al silenzio il lavoro di migliaia di operatori la cui sola richiesta è di avere una voce. Assurdo e anti-economico, perchè, si ricordi , fare teatro, come fare critica, è un lavoro.
       
Lettera di Pierpaolo Palladino
05/04/2009
Sono Pierpaolo Palladino, dirigo l'ass. cult. Racconti Teatrali che si occupa di organizzare manifestazioni di spettacolo dal vivo e produrre spettacoli, lavoro insomma nel settore della cultura e da quando esiste la rivista La Differenza ho uno strumento in più per conoscere quanto di più attuale e incisivo succede intorno a me e al mondo nel quale cui mi esprimo. Nella crisi assoluta in cui versa la critica teatrale a livello di carta stampata, radio e televisione La Differenza è, tra i settimanali on-line, la più attenta e partecipe sia alle piccole produzioni indipendenti che al contesto più generale dei movimenti culturali nazionali. E' forse in questo sforzo di unire l'attenzione a ciò che di indipendente si cerca di produrre con contesti culturali ampi e collettivi il punto di interesse e la differenza che giustifica il nome della rivista. Non posso pensare a una mancanza di fondi senza immaginare lo sforzo di volontariato infuso da tutta la redazione e una sua chiusura per mancanza di fondi sarebbe per la Provincia di Roma che ha avuto il merito di finanziarne la nascita, un'abdicazione al generale smantellamento e soffocamento culturale in atto da parte dello stato. SE IL PROSSIMO NUMERO ANDASSE ON-LINE LO CONSERVEREI COME UN ATTO DI FIDUCIA IN COLORO CHE CI AMMINISTRANO. VICEVERSA...


Lettera di Lisa Ferlazzo Natoli
05/04/2009
Non sono mai stata un'appassionata lettrice di pubblicazioni teatrali e da quando ho cominciato, senza più smettere, a leggere la Differenza, ho subito avuto l'impressione che si trattasse di un oggetto nuovo - più vicino a qualcosa che sta a metà tra i cahier du cinemà e una rivista sociologica, sempre francese. Perchè lo dico? Ma perchè su La Differenza il teatro o il cinema o la letteratura sono stati, oltre che oggetto di attenta riflessione, anche 'mezzo' esemplare per parlare d'altro, dell'intorno, strumento e occasione d'indagine sociale e politica, nell'etimo proprio della parola: la polis, insomma una comunità tutta d cui si estraggono elementi teatrali o letterari, che a questa tornano per darle da pensare, per diventare utensili 'cognitivi' appunto. Già se si trattasse 'solo' di teatro cinema letteratura sarebbe grave che un esperimento fecondo, lucido e diversificato come La Differenza venisse meno, ma solo questo non è, perchè da lettrice comune mi sono ritrovata sulle sue pagine a fermarmi, grazie ad una linea editoriale, ad un pensiero strutturato, su temi e nodi che hanno continuato con coerenza, ad occuparsi delle radici e delle strade che formano il nostro presente - e intendo l'occidente tutto - e immaginando un futuro, lasciano tra le mani del lettore 'decisioni da prendere'. Che questo soprattutto vada perduto, mi sembra impensabile, come se si radessero al suolo, senza batter ciglio, un quartiere intero, una comunità, per il semplice fatto che non rientra nella 'mappa' ufficiale e intellegibile di una città.
 
Lettera di Mario Festa
05/04/2009
Per evitare di trovarci a sentire sempre meno voci.
 
Lettera di Marco Occhipinti
05/04/2009
Assessori non fate come il vostro predecessore. é nelle vostre mani la pasqua de la Differenza. La Differenza è l'esempio ben riuscito di come potrebbe essere l'informazione oggi, al di là delle forme tradizionali e irrimediabilmente in declino per come le abbiamo conosciute fino ad oggi. Perché è un settimanale libero, che ospita contributi non superficiali e con un punto di vista originale. Tra pochi giorni è Pasqua. Quale migliore occasione per una politica povera di spirito di iniziare a riscattare le sue tante inadeguatezze adoperandosi per la resurrezione de La Differenza. Assessori alla Cultura risorgete un po' anche voi...non fate come il vostro predecessore Ponzio...è nelle vostre mani la pasqua de la Differenza.
 
Lettera di Massimo Marino
05/04/2009
"La Differenza" rappresenta uno strumento di conoscenza, confronto, approfondimento, dibattito sul teatro, le arti, la società. E' una voce, una delle poche rimaste, che osserva una realtà in divenire, che ha bisogno della riflessione come il pane. Chiuderla non fornendole i mezzi per continuare la sua opera meritoria sarebbe un ulteriore contributo all'imbarbarimento culturale di questo paese, che sembra ormai inarrestabile, grazie anche all'opera di amministrazioni pubbliche che alla cultura riservano solo tagli.
 
Lettera di Stefano Morelli
05/04/2009
La Differenza è un esempio di spazio nuovo, creativo, basato sull'analisi e il confronto di idee, realtà (sociali ed artistiche), persone. Ha consentito (e dovrebbe consentire ancora)di aprire una porta su un aspetto cardine dell'agire artistico italico: la multidisciplinarietà, l'incontro tra le diverse anime artistiche in un comune sentire, in uno spazio (di nuovo) che dovrebbe creare con maggiore costanza e visibilità risorse, alternative. Il teatro e le sue 'avanguardie' come possibilità, come riscatto e nuova vita. Non credo sia davvero troppo tardi per l'arte, così come non credo sia troppo tardi per le reali risorse culturali di questa nazione. La Differenza non andrebbe chiusa proprio perché concede, o quantomeno cerca, una risposta... è uno dei modi efficaci per non continuare a girarsi da una parte all'altra del letto in preda all'agonia del vuoto. Ha a che fare con la 'radice' della vita, credo.
 
Lettera di Alessandro Facente
05/04/2009
E' stato fatto un lavoro intelligente, sono stati segnalati progetti interessanti e allineati perfettamente con il circuito di appartenenza. Ho scritto per la differenza due articoli e con Tosatti abbiamo fatto in modo che non parlassero meramente di arte ma che dessero un sapore sociale distinto e riconoscibile. In ogni articolo che la rivista ha proposto ho trovato uno strumento in più per capire il contesto che stiamo vivendo e sul quale stiamo camminando. Non ci mancherà "la differenza" perchè ho la certezza che le persone serie che ci hanno lavorato metteranno su qualcosa di ancora più prezioso. Buon Lavoro


Lettera di Letizia Bernazza
05/04/2009
La Differenza è uno dei pochi spazi in cui si avviano discussioni e riflessioni. Perché si colpisce sempre l'intelligenza di chi si adopera a promuovere cultura e mai la mediocrità di chi fa di tutto per soffocarla?

Lettera di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande (Motus)
05/04/2009
Prima di scrivere ho letto velocemente la serie di lettere inviate: un mosaico senza centro di pensieri dediche epitaffi slogan catastrofiche/rabbiose disgressioni su questa italietta morente descritta da più fronti tutt'altro che assopiti, evocata da singolarità variegate che, nell'insieme delle più disparate provenienze, si fanno pluralità inattesa e ingovernabile. Foresta di voci, resistenze.e vitali differenze. Territorio su cui la Differenza è nata e con cui ha dialogato in questo breve periodo. Ora: se la Differenza è estirpata, il terreno resta, con la fecondità inattesa e minacciosa dell'incolto. Basta solo un po' d'acqua e un raggio di sole fra i palazzi. noi ci siamo: let the Sunshine in!

Lettera di Francesca Leoni
06/04/2009
La Differenza sta nella molteplicità delle idee che scorrono libere. La Differenza sta nel poter scegliere. Un'affezionata lettrice.
       
Lettera di Valentina Fanelli
06/04/2009
La differenza deve continuare a esistere perché fornisce ogni settimana una lente diversa e unica per guardare il mondo che ci circonda, perché ogni lunedì c'è almeno un articolo da inoltrare a qualche amica/o, insomma perché crea spunti di riflessione dentro di noi e stimola il dialogo con gli altri. E' ormai un punto di riferimento irrinunciabile, che voglio immaginare ancora tra 10 anni, anche se sicuramente diversa da come è oggi, perché come oggi dentro il presente e proiettata sul futuro.
       
Lettera di Barbara Martusciello
06/04/2009
"La differenza" deve continuare le pubblicazioni perchè: e se facesse davvero la differenza?! Se fosse davvero la differenza?!
       
Lettera di Agostino Riitano
06/04/2009
Gentili Assessori, sono un manager di progetti culturali e ritengo che la differenza sia una delle esperienze editoriali dedicate alla culture ed alle arti più interessanre degli ultimi anni. Non sono romano ma grazie alla diffusione on line della rivista ne sono un assiduo lettore. Fate attenzione a non azzerare un progetto che per tanti è un valore!
       
Lettera di Nunzia Garoffolo
06/04/2009
L'attenzione verso la cultura e l'arte e la sua promozione e divulgazione, in tempi bui, come quelli odierni, in cui a una stringente crisi economica si accompagna un vuoto sociale e culturale.Esiste una pluralità di individui che nonostante l'attuale situazione di difficoltà generalizzata, ha fame, ha voglia di nutrirsi di fare e cambiare. Si può uscire da questo vicolo cieco, ce la si può fare. E il valore della cultura, nutrimento spirituale per eccellenza dell'uomo, è lo strumento idoneo all'uopo. Pensare, creare, generare energia e speranza, far riflettere, cambiare, poter vedere più colori di cui è fatta la realtà, non unicamente la gamma che il nostro hardware di individuo possiede in base alla sua personale esperienza di vita. Esiste un mondo in cui le diversità sono foriere di acquisizione di nuove consapevolezze e altrettante sensibilità. E diferenza.org ne è un fulgido esempio. La cultura è un patrimonio ed insopprimibile nutrimento spirituale dell'individuo e come tale va difeso a oltranza. Ciò dev'esser preso in considerazione dalle Istituzioni sovraordinate alla tutela della cultura nella speranza che questa realtà, differenza.org continui ad esistere ed a veicolare energia, quella sottile e profonda energia di cui tutti noi abbiamo bisogno. Cordialmente.
       
Lettera di Riccardo Fazi
06/04/2009
Che gran piacere, il lunedì mattina, scoprire che la differenza c'è ancora.
     
Lettera di Giorgio Zorcù
06/04/2009
n questi mesi di pubblicazione on-line "La differenza" si è sempre distinto per il suo sguardo intelligente e non omologato sulla realtà, con una tensione forte ad analizzare frammenti di futuro attraverso l'analisi della produzione artistica e culturale. Uno sguardo raro e indispensabile che non si può spengere. Giorgio Zorcù (Direttore artistico Accademia Amiata Mutamenti, festival Toscana delle Culture)
       
Lettera di Franco D'Ippolito
06/04/2009
In questa fase storico-civile del nostro Paese ciò a cui nessuno può e deve rinunciare è il pensiero, la capacità cioé di leggere il presente con la consapevolezza della storia che ci ha fin qui condotto e l'azzardo di disegnare un'ipotesi di futuro, da discutere spudoratamente senza pregiudizi. LA DIFFERENZA è uno di quei territori in cui si esprime quel pensiero capace di tenerci vigili e pensanti. Toglierci "anche" questo territorio è un errore che non possiamo permetterci, soprattutto perchè scegliere di farlo significherebbe dichiarare la volontà di rinchiudere il futuro di questo Paese in un "culo di bottiglia" da cui nessuno potrà uscirne migliore. E un futuro per certo non migliore non serve a nessuno.
       
Lettera di Laura Sampedro
06/04/2009
The eventual closure of the Differenza magazine is a terrible blow to the future of a cultural movement, not only in Italy but also in Europe. This on line magazine proves to be extremely interesing and unique and I eagerly wait every Monday to read the new issue rich with articles of cultural and theatrical interest. Please help to keep it alive, it's important.
       
Lettera di Gianluigi Gherzi
08/04/2009
Perchè è piena di pensieri, perchè non è spazzatura, perchè fa piacere approfondire, perchè è un regalo, perchè è cultura vera, perchè coltiva i pensieri, perchè è frutto di dedizione e studio,e comunque, non sognatevi di sparire!!
       
Lettera di Hossein Taheri
08/04/2009
Una rivista critica e riflessiva sullo stato dell'arte serve all'ormai "sinistro" pensiero politico quanto un fazzoletto di carta nelle imminenti gite domenicali. All'occorrenza è lì, per ripulirsi. Non ho mai avuto alcuna fiducia nelle parole 'ponderose' e rassicuranti dei vostri interlocutori istituzionali, nè nei loro volti paciosi e paterni, forse perché prestati nel tempo a troppe stagioni. La memoria ancora non mi inganna. Li vedo affannarsi - come tanti - nello squallidissimo esercizio della ricerca immediata dei consensi. Consensi ora più che mai necessari alla propria sopravvivenza, al dilagante avanzare delle truppe del caudillo che lascia loro ben poco da spolpare. Queste correzioni di tiro dell'ultima ora - come la vostra soppressione - sono disperati e diffusi tentativi di salvarsi la pelle. Vorreste in questo momento richiamare la loro attenzione informandoli che il consenso arriva soltanto attraverso luoghi di consapevole aggregazione - tale è la vostra rivista - anziché da letali giochi di spostamenti numerici? Volete curare il moribondo dalle sue unghie incarnite e ricordargli che il suo corpo ha un orgoglio? Lasciate fare ai loro preti! Sanno curarli bene certi marci corpi, in questi frangenti. 'La differenza' ha rappresentato indubbiamente il migliore esercizio critico su questioni e tematiche culturali di questa città, e forse di questo paese. Il migliore degli ultimi anni; per capacità estrema di analisi e sintesi, per ricerca di argomenti e correlazioni, per piglio intellettuale. Dovrebbe essere il fiore all'occhiello di una rinascente area di riferimento. Invece no! I moribondi, già confessi, vi impiccano al palo! Cari amici, se la scelta dei vostri 'paterni' interlocutori mi ha allontanato da voi, ora che siete orfani certo non vi posso abbandonare. Anche perché voi, grazie a voi, sopravviverete. Loro no!
     
Lettera di Silvia Fanti (Xing)
08/04/2009
Una cosa è certa, La Differenza esiste, esisteva. Certamente nato da una possibilità concreta di attivare una piccola macchina produttiva, non è mai sembrato uno di quei progetti 'culturali' che si devono fare 'perchè ci sono i finanziamenti, perchè c'è un opportunità'. La Differenza ha rilevato una pressione - reale - di un pensiero critico attivo, ha dato sbocco a delle energie di osservazione, reazione e riflessione vive. E' un peccato togliere ossigeno a corpi dinamici. Perchè non staccare invece la spina dove non ci sono più motivi, direzioni, ascolti? Mi scuso con me stessa per l'eccesso di retorica, forse influenzata dai spesso veementi editoriali di Gian Maria Tosatti, amichevolmente.
     
Lettera di Francesco Barone
08/04/2009
Perchè "la differenza", rivista on line di cultura, diffonde gratuitamente a tutti i cittadini quel nobile pensiero di grandi intellettuali, che contribuisce a formare quel tessuto morale e di riflessione fondamentale per la tenuta civica e sociale del nostro Paese.
       
Lettera di Luca Acquarelli
10/04/2009
Sono un lavoratore universitario precario nonché un giornalista free lance. Mi sento di avere l'esperienza di poter giudicare dei contenuti e la loro qualità. Ebbene, non c'è alcun dubbio, che "La differenza" è uno dei giornali on line meglio scritti, che tratta gli argomenti, con particolare attenzione al teatro, attraverso una profondità culturale difficilmente riscontrabile in altri omologhi. Mi chiedo se la testata, aprendosi alla pubblicità degli inserzionisti, possa mantenere questo alto profilo. Ma forse è ora che anche su internet i soldi pubblici promuovano (e controllino attentamente) momenti di relazione culturale così importanti. Da lettore, spero comunque che non chiudiate.
       
Lettera di Antonio Tagliarini (artista)
10/04/2009
La differenza e'una rivista che ritengo di altissimo livello e che in breve tempo e' diventata un importante punto di riferimento per riflettere sull'arte contemporanea, sullo spettacolo e sulla cultura in generale. La differenza e' un importante veicolo di diffusione e di pensiero fatta da liberi pensatori e non deve assolutamente "morire". Facciamo di tutto per sostenere questa rivista e per fare circolare il libero pensiero.
     
Lettera di Antonella Melilli
10/04/2009
Spero che La differenza non debba chiudere e si decida al contrario di sostenerla. Perchè è una rivista pregevole e ricca, che consente di trovare un'informazione completa, sempre ben argomentata e, cosa ormai sempre più rara, scritta in perfetto italiano da giornalisti assai preparati e capaci. La sua chiusura sarebbe un grave danno per tutti coloro che in essa cercano e trovano uno sguardo attento e articolato sull'evoluzioe dell'arte, della letteratura, del cinema, del teatro, nel nostro paese e non solo. E sarebbe un danno per la cultura tutta che ha bisogno, sempre e più di ogni altra cosa, di potersi esprimere in maniera approfondita e libera per crescere e far crescere.
       
Lettera di Mariangela Gualtieri
12/04/2009
"La differenza" deve continuare, è importante che continui, come tutto ciò che pensa e riflette con cura, con profondità, con precisione, con passione. Come tutto ciò che è vivo e attento. Spegnere, chiudere, far tacere queste voci, è un atto violento e scoraggiante, per tutti. C'è bisogno di coraggio. C'è bisogno di pensiero. Non fermate le pubblicazioni.
       
Lettera di Rita Frongia
12/04/2009
E' possibile indirizzarvi il 5 per mille?
       
Lettera di Fabrizio Pallara
12/04/2009
Cara Differenza, ho appena finito di leggere il vostro ultimo numero e leggendo mi sono ricordato che non vi avevo ancora rigraziato per avermi dato la possibilità di scoprire cose che non conoscevo, di vedere e sentire cose che non ho visto, di avermi consigliato libri che poi ho letto, di avermi mostrato strade lì dove pensavo non ci fossero, di avermi fatto a volte cambiare idea, di avermi concesso del materiale critico utile alla vendita dei miei spettacoli, di avermi fatto fermare attento al mondo. Per questo e tanto altro un semplice e sentito grazie nella speranza che non finisca qui La Differenza che per me ha fatto la differenza. Con profonda Stima.