La locandina del film di Anno Hideaki
La locandina del film di Anno Hideaki
Un manga giapponese
Un manga giapponese

Anno 2 Numero 06 Del 16 - 2 - 2009
Lolita veste Prada
Il fenomeno “enjo kōsai”, una realtà contemporanea fra feudalesimo e manga

Matteo Boscarol
 
«E' così sbagliato fare qualcosa che rende felice l'altra persona, divertente per me e non fa male a nessuno?»  
A fare questa domanda - in realtà anche un’affermazione - è una ragazzina che frequenta il liceo in una scuola giapponese. Per comprare la borsetta della sua marca preferita o i vestiti all’ultima moda è disposta anche ad incontrare uomini piu` vecchi di lei. E’ il fenomeno del cosiddetto  enjo kōsai, studentesse fra i 12 e i 17 anni  che in cambio di denaro o di preziosi regaletti sono disposte a frequentare - naturalmente di nascosto - degli uomini piu` maturi. Talvolta è solo per passare un po’ di tempo insieme andando al karaoke o magari al risorante, ma spesso accade che la “merce di scambio” diventi il proprio corpo. Queste ragazzine, per trovare l`uomo disposto a sborsare, utilizzano le vie telematiche, vuoi il computer ma più spesso il cellulare con cui contattano i propri clienti a loro volta iscritti in apposite pagine web.  Ma chi sono questi uomini di mezza età? Per lo più persone già sposate ed appartenenti al ceto medio-alto, professori, avvocati oppure anche normali salary man, gli uomini d’affari giapponesi. Capire i motivi che li spingono a scegliere le ragazzine più giovani vorrebbe dire indagare le profondità della natura umana, va detto però che il Giappone è anche la patria del lolicon, il complesso di Lolita, la fortissima attrazione cioè di alcuni uomini verso le ragazzine con tutto ciò che questo fenomeno comporta, video, anime e manga che spesso superano il limite della pedopornografia.

Il fenomeno dell’enjo kōsai divenne centro dell’attenzione dei media soprattutto negli anni novanta, specialmente a causa della giovane età delle ragazzine e per la difficoltà a capirne le apparenti ragioni. Queste adolescenti, infatti, sono ragazze come tante altre, abbastanza comuni, con un retroterra familiare economicamente stabile ed una buona educazione. Quasi delle studentesse modello verrebbe da dire, nessuna trasgressione quindi, nessun impeto ad andar contro le regole e cercare di sovvertirle e quindi nessuna parentela con le ragazze (a dir la verità poche) cresciute negli anni Sessanta/Settanta e che vedevano la liberazione sessuale anche come liberazione dai lacci della società nipponica postbellica.  Al contrario l’enjo kōsai è in qualche modo la continuazione, o meglio, lo sbocco naturale di un certo atteggiamento della società giapponese (ma si potrebbe dire occidentale) specialmente quella del mondo lavorativo e affaristico, ossessionato dall’idea di  produzione e di consumo e rafforzato da una struttura sociale che si può definire ancora oggi di tipo feudale. In un siffatto mondo, darsi, vendere il proprio corpo, sarà qualcosa da tener sì nascosto, ma non particolarmente "sbagliato".

Anche se critiche e anatemi di varia natura sono piovuti dai mass-media sul fenomeno, come sempre gli squarci più illuminanti, quelli che problematizzano e non forniscono facili soluzioni usa e getta, sono provenuti dal mondo dell`arte.
Murakami Ryu (nessuna relazione con il più famoso Haruki) è uno scrittore che gode di una certa popolarità in Giappone. Dopo i primi successi degli anni Settanta con romanzi duri, freddi e punk, nei decenni sucessivi si è dedicato a sondare le crepe della società nipponica contemporanea, impugnando e affrontando temi anche quali il sesso, la sua commercializzazione e le sue devianze. Prese le dovute distanze, Murakami potrebbe essere paragonato all’ultimo J.G.Ballard, quello per intendersi da Cocain Night’s in poi, per la sua forza dirompente di mettere in luce i paradossi che fondano le nostre società occidentali. Proprio da un romanzo di Murakami, Topaz II, e` stato tratto il film che forse piu` di ogni altro affronta con dovuto piglio il fenomeno dell'enjo kōsai , Love&Pop. Girato da Anno Hideaki, autore della serie animata di culto Evangelion, la pellicola ci racconta la vita di quattro studentesse liceali che sfamano la loro voglia di oggetti alla moda accettando incontri a pagamento. Più che la sceneggiatura cio` che colpisce nel segno è lo stile, il montaggio frenetico da videoclip  e le inquadrature con angolazioni deliranti, creano un mondo che sembra essere un enorme bolla di plastica. Al suo interno  le persone si muovono come in apnea, impossibiitate ad una vera comunicazione, cose fra le cose, in  piena anedonia. Solo se comprenderemo questa continuità fra l’ambiente sociale e queste ragazzine avremo un’idea di come l’enjo kōsai si sia potuto sviluppare. Un modo inconsapevole di portare alle estreme conseguenze il sistema di valori dei propri padri, uno specchio di verità che sembra tanto superficiale e facilmente criticabile ma che in realtà abbaglia e confonde la società dove esso fiorisce.